di marco pitrella
E venne il giorno della memoria corta di quelli che… si commemora l’olocausto e domani, come ieri, si sventola la bandiera della Palestina. Non si può “ricordare”, perché convinti delle ragioni palestinesi, scordandosi d’Israele che dell’occidente è appendice.
Dalla “notte dei lunghi coltelli” la storia s’è ripetuta due volte: la prima nella shoah e la seconda nell’intifada che ancora si consuma: negli ultimi mesi del 2015 sono stati “170 gli attentati contro Israele, 25 vittime e 270 feriti gravi cui vanno aggiunti 2.225 attacchi con le pietre nelle strade ad opera dei palestinesi”(Il Foglio). Dopo, le campagne di boicottaggio dei prodotti israeliani fomentata in Europa – specie nei “socialdemocratici” paesi scandinavi – per finire con la sanzione inflitta dall’U.E., entrata in vigore il 1° d’ottobre, che obbliga ad etichettare i prodotti esportati dalle colonie della Cisgiordania e del Golan con “provenienti da insediamenti israeliani” in sostituzione del classico “Made in…”.
Infine, le femministe che a far danno son primedonne; la National Women’s Studies Association ha votato, in dicembre, per il boicottaggio delle colleghe israeliane. Continuando così, solo per le “stelle di David”, a breve, vi sarà libera circolazione… ma il cerimoniale in “carne & social” niente sa & muto sta. Roba buona per filo sionisti è questa.
L’umano troppo umano, infatti, ha fatto della commemorazione “quasi” un rito comandato: un GIF – minivideo d’immagini & parole che è girato sul web – che fa il verso, presumo, alla tristemente nota frase di Miss Italia, m’ha colpito: “vorrei essere vissuto nel 1942 tanto non sono omosessuale, lesbica, ebreo, partigiano, zingaro, testimone di Geova”… quasi a voler dire, con la solita retorica, ciascuno non sia indifferente a“che è stato” perché potrebbe tornare(?): la retorica sta nel non voler ammettere come il fascismo sia ormai sugo evaporato e che il pericolo è nei tanti “ismo” che il pensiero annichilisce. Il silenzio sulla contemporanea “questione ebraica” ne è l’emblema.
Ma, si è stati lesti, per esempio, a confondere deportazione con immigrazione che nulla hanno a che vedere, eccetto ciò che andrebbe sottolineato: qualcuno, in quel tempo, decise di mettere fine al fischio del treno che ad Auschwitz portava mentre oggi ci s’avvolge nella bandiera della pace dopo ogni barcone naufragato: ecco l’indifferenza. A proposito di ggggay, poi, Israele ha concesso, nel 2014, il diritto d’asilo a più di 1.000 omosessuali palestinesi (rightsreporter.it). Però “Nazisrael” rimane tutt’ora l’epiteto.
Del resto, è il “popolo maledetto”… quanti altri 27 gennaio ci saranno prima che la bimba col capottino rosso (ved. Schindler’s list) svegli l’occidente dalla “banalità del male” che ancora (ci) facciamo?
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