È stata una pagina amara della storia italiana a metà strada tra una sorta di pacificazione malriuscita e un atto di trasformismo politico.
Entro’ in vigore 74 anni il provvedimento di amnistia firmata dal guardasigilli Palmiro Togliatti. La misura fu sancita da un decreto presidenziale e avvenne subito dopo che l’Italia cambiò forma da monarchia a Repubblica, appunto dopo il referendum del 2 giugno 1946. In pratica cancellò tutti i reati fino ad allora commessi punibili con una pena di massimo cinque anni, e, soprattuto, nella parte più controversa si annullo tutti i «delitti politici» (anche se prevedevano condanne più alte), e, persino, i relativi processi in corso. Cosicche si ebbe la liberazione di moltissimi ex gerarchi, membri e collaboratori del partito fascista, circa 10 mila individui, che si erano macchiati di delitti pesantissimi, tra cui torture e omicidi. Nonostante le dure proteste in tante città di ex partigiani e vittime del regime,
L’amnistia fu decisa all’unanimità dal governo di allora (presieduto da Alcide De Gasperi), ma, per una sorta di legge del contrappasso, fu proprio Palmiro Togliatti a varare il provvedimento che consentì anche ai fascisti di farla franca. Leader del Partito comunista italiano, fu in quel momento anche il Ministro della Giustizia e fu costretto a scrivere il testo.
Secondo gli storici, il leader comunista scelse di adottarla per presentarsi come un politico moderato e pacifico nei confronti degli Stati Uniti. Togliatti si presento’agli occhi degli alleati non certamente come un capo rivoluzionario ma come un uomo di governo di buon senso con atti di distensione. Oltre i danni che provocò nella storia italiana non funzionò affatto e non ebbe effetto sugli Usa, al punto che De Gasperi dopo un anno esautoro’ la sinistra dal governo.
Rosario Sorace.
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