Storia Siciliana: 67 anni fa, lo Stato uccideva Antonio Canepa


Pubblicato il 17 Giugno 2012

Ricorre l’anniversario dell’assassinio del comandante dell’ Evis. Siccome dicono che “la Storia non serve a nulla” noi scriviamo di Storia.Di Iena Storica

Il 17 giugno del 1945 lo Stato, con la probabile complicità dei servizi segreti internazionali, uccideva Antonio Canepa (nella foto), leader dell’Evis, l’esercito volontario per l’indipendenza della Sicilia. Quella mattina, Canepa, con altri suoi compagni, fu colpito da alcuni carabinieri, in contrada Murazzu Ruttu, presso Randazzo. Sul luogo dell’eccidio sorge un cippo dedicato ai caduti dell’Evis.

Nato a Palermo nel 1908, docente universitario, Canepa fu uomo d’azione. Nel 1933 tentò un colpo di mano nella Repubblica di San Marino, allo scopo di dimostrare la presenza di forze contrarie al fascismo. Fu arrestato insieme ad altri compagni che furono condannati: lui, fingendosi infermo di mente, fu ricoverato in manicomio fino al novembre del 1934.

Nel 1942 pubblicò, con lo pseudonimo di Mario Turri, l’opuscolo “La Sicilia ai siciliani”, che fu il manifesto della sua idea di separatismo siciliano. Egli pensava che l’indipendenza siciliana fosse il mezzo per l’emancipazione del popolo, mettendosi così in conflitto con il progetto di separazione propugnato dagli agrari. Fu protagonista, assieme ad altri, di azioni di sabotaggio contro installazioni militari italo-tedesche in Sicilia. Successivamente, combattè comandando una brigata partigiana anarchica. Fu anche animatore del giornale “Sicilia Indipendente”.

Ritornato a Catania, riprese l’insegnamento universitario e si mise a capo, insieme ad Antonino Varvaro, dell’ala sinistra del Movimento Indipendentista Siciliano. Successivamente costituì l’Evis. Un uomo che combattè per la Sicilia, non per poltrone o altro: altri tempi, altri uomini, appunto.


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