delle iene antimafia Marco Benanti e Fabio Cantarella
E’ stato un bel pomeriggio questo del 5 gennaio 2012: alla cerimonia in omaggio di Pippo Fava, nel ventottesimo anniversario dell’omicidio del giornalista, avvenuta per mano mafiosa, ha presenziato il neo procuratore capo della Repubblica di Catania, Giovanni Salvi (nella foto), mentre mancava Claudio Fava, figlio dell’intellettuale originario di Palazzolo Acreide.
Per la prima volta dopo tanti anni, sotto la lapide, nella via dedicata all’indimenticato direttore de “I Siciliani”, è arrivato il capo dell’Ufficio requirente cittadino. Non era mai accaduto in passato, alla faccia della legalità e soprattutto della cultura della legalità. Un gesto simbolico quello del dott. Salvi che conferma un nuovo modo d’incarnare la Giustizia terrena a Catania, uno stile il suo che vale più di mille inchieste ed arresti. Con grande soddisfazione da più parti ci è stato segnalato, ma noi stessi nei siamo testimoni, che il nuovo procuratore ci tiene a presenziare alle iniziative di carattere sociale e culturale organizzate nel solco della legalità e dell’antimafia, com’è accaduto di recente in occasione della consegna di un bene confiscato alla criminalità organizzata, in provincia di Catania. E com’era accaduto nei giorni precedenti in occasione del premio “Paolo Borsellino” consegnato al maestro Riccardo Muti.
Assenti, invece, neanche a dirlo, gli enti locali, Comune e Provincia, assente la Regione Siciliana. Sotto la lapide un centinaio di persone, molte di più degli ultimi anni: fra di loro, rappresentanti della società civile e del sindacato. Unico politico rappresentante istituzionale presente il consigliere del gruppo “Comunisti-Idv” alla Provincia Regionale di Catania, Valerio Marletta.
Elena Fava ha ricordato con parole semplici la figura umana, professionale e intellettuale di suo padre. Accanto a lei alcuni giornalisti che hanno partecipato -e pagato personalmente- all’ “avventura” di Pippo Fava: Riccardo Orioles e Graziella Proto. In mezzo a tante persone, anche giovani cronisti e semplici cittadini, che hanno voluto ricordare un uomo che ha lasciato un segno profondo in una città abituata al “sonno” e a “farsi gli affari suoi”.
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