Storie di stampa italiana: cambi…di “valzer”


Pubblicato il 26 Aprile 2020

In questi giorni vi sono state operazioni di grande rilievo nel modo editoriale italiano con il gruppo Gedi della famiglia Agnelli – Elkan che ha consolidato e  conquistato una posizione più rilevante  nel sistema informativo italiano. Sono lontani i tempi in cui si rimproverava a Mediaset e a Berlusconi di occupare posizioni di inaccettabile monopolio.
La libertà di stampa è un valore fondamentale che bisogna difendere sempre e a qualsiasi  prezzo anche persino con la vita. In questi giorni è avvenuto questo mutamento radicale nella stampa italiana e nella direzione dei quotidiani italiani importanti, La Stampa, La Repubblica ed altri, ad opera del Gruppo Agnelli, che ha, così, conquistato un posto di primo piano nell’ambito dei giornali e dell’informazione italiana. Il fatto clamoroso è stato che La Repubblica non è uscita  nelle edicole il 24 aprile  ed, è un fatto raramente accaduto, per marcare un dissenso con la nomina del nuovo direttore. Giovedì 23, infatti, la redazione e i giornalisti hanno deciso di non dare alle stampe  il quotidiano e di fare sciopero per 24 ore sul sito internet. Si è elevata, in tal modo, una protesta per il licenziamento di Carlo Verdelli, tra l’altro recentemente più volte  minacciato di morte. La decisione è stata presa perché a Verdelli viene rimproverata una scarsa attenzione e una scadente espansione dei lettori online del giornale.

Mentre l’ex direttore avrebbe puntato solo sull’edizione cartacea,cercando di realizzare, dal suo punto di vista, un quotidiano più forte, autorevole e prestigioso.Ma al di là delle questioni editoriali e aziendali il punto reale risiede nel fatto che gli Agnelli hanno abbandonato il Corriere della Sera, che aveva una linea politica ben delineata dalla proprietà e che adesso cercano di definire altrettanto a La Repubblica che, sicuramente, Verdelli non poteva più  assicurare. Il contesto sociale ed economico delle scelte in cui si muove il Paese deve essere accompagnata da una direzione del giornale che risponda ai  mutamenti di scenari che dovrebbero avvenire di qui a poco. Quindi si tratta di  definire una linea in cui il giornale prende posizione posizione a favore ad un governo  di emergenza nazionale( o governo Draghi) in un  prossimo futuro superata la stretta emergenza. Nel riassetto dell’economia del paese, un gruppo finanziario degli Agnelli, deve levare, quindi, alta la sua voce tramite i giornali di proprietà e condizionare in modo pervasivo gli assetti politici e istituzionali dell’oggi e del domani. Quindi una  linea di sinistra ancora più  sbiadita, molte predicati sul capitalismo, alleanze internazionali tradizionali.

Chi meglio di Maurizio Molinari, che provenendo dalla Stampa conosce i mantra della famiglia torinese ed essendo al tempo stesso il direttore del giornale e di direttore editoriale del gruppo Gedi, conosce bene il percorso da intraprendere per soddisfare in pieno i desideri di Elkan e famiglia. Tutto ciò senza colpi di coda con la delicatezza di scuola sabauda, perché gli interessi economici della Fca non debbono essere intaccati. Si dirà che è  una vecchia storia che dura da più di un secolo. Ma oggi queste svolte,  non sono  solo il riaffermarsi di un monopolio dell’informazione, ma anche il tentativo di mitigare definitivamente le tendenze dei reduci dello scalfarismo ormai considerato  come un residuo bellico. Una storia quest’ultima, in cui il giornale a seconda dell’epoca, si è mosso nell’alveo di confuse di linee liberal-social democratiche.

Adesso si attende il punto di vista del fondatore Eugenio Scalfari, mentre la linea tracciata per il futuro è naturalmente quella dei prevalenti interessi economici della famiglia Agnelli e, quindi, si temono  ristrutturazioni e licenziamenti che preoccupano la redazione come si evince dal comunicato del Cdr.

Rosario Sorace.


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