di iena antimafia Fabio Cantarella
Era il 23 maggio 1992 quando sull’autostrada A29, all’altezza dello svincolo di Capaci, la mafia uccise il giudice Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e i tre agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro. I cinque eroi vennero fatti saltare in aria con diversi quintali di tritolo.
Adesso, per quella strage, ci sarebbe anche il boss Salvo Madonia tra gli indagati dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta e a chiamarlo in causa sarebbe stato il collaboratore di giustizia Giovanni Brusca.
Il malavitoso palermitano, figlio di Francesco Madonia, storico capomafia di San Lorenzo, è stato già condannato all’ergastolo per l’omicidio dell’imprenditore antiracket Libero Grassi e si trova recluso dal 1991.
Salvo Madonia, secondo quanto trapelato nelle ultime ore, avrebbe presieduto, insieme a Totò Riina, ad una delle riunioni indette proprio per mettere a punto l’organizzazione dell’attentato ai danni del giudice eroe.
Si tratta di un’indagine assai complessa condotta dalla Procura di Caltanissetta, al pari di quelle riguardanti l’altra strage, quella di via D’Amelio, che si pone l’obiettivo finale di consegnare alle proprie responsabilità i veri ideatori ed esecutori delle stragi, alla luce del fatto che i precedenti procedimenti penali sarebbero stati viziati dalle deposizioni dei cosiddetti falsi pentiti.
Si andrebbe verso l’archiviazione, invece, per quanto concerne la posizione dell’ex funzionario del Sisde Lorenzo Narracci in un primo momento fatto oggetto d’indagine.
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