Appronfondimento di una vicenda che attende ancora una definizione. E le tesi sono diverse. Le proponiamo, consapevoli che il giornalismo –soprattutto per delle “iene”- deve raccontare tutto e sapere essere anche “politicamente scorretto”di Iena con la togaEra l’11 giugno del 2008 quando le salme di sei lavoratori vennero ritrovate all’interno di un pozzetto nel depuratore di Mineo. A distanza di quasi quattro anni il processo di primo grado, che si svolge davanti al Tribunale di Caltagirone, sembra essere alla battute finali.Il nostro giornale ha già dato conto delle richieste di pena avanzate dal Pubblico Ministero, Sabrina Gambino, al termine di una requisitoria durata una decina di ore e protrattasi per due udienze. Presto, dopo le parti civili e i responsabili civili, la parola passerá alle difese degli imputati e poi il Tribunale si ritirerà in camera di consiglio per la decisione.Nella prospettazione accusatoria la morte dei dipendenti del Comune e di quelli della ditta chiamata a Mineo per un intervento di stasatura sarebbe legata al concorso di due fondamentali cause: lo sversamento di idrocarburi nel pozzetto e il malfunzionamento del depuratore. Il concorso di questi due fattori avrebbe determinato il prodursi di una ingente quantità di acido solfidrico che avrebbe condotto a morte tutti gli operai.Nella lunga requisitoria tale tesi è stata affrontata dal Pubblico Ministero che ha voluto riferirsi anche alle consulenze medico legali dalle quali è emerso che la causa della morte dei lavoratori è assolutamente compatibile con la ricostruzione dei fatti esposta dall’accusa.Il dibattimento, tuttavia, ha visto fronteggiarsi questa impostazione con quella delle difese degli imputati. Queste ultime, infatti, ritengono che la produzione del gas sarebbe stata frutto di una sola delle cause prima richiamate. E non manca chi, piú o meno esplicitamente, ha parlato di una diretta responsabilità degli stessi operatori morti.Proprio una sorta di complicità di lavoratori era stata ipotesi investigativa seguita dalla Procura di Caltagirone che aveva provveduto anche a ricostruire la posizione economica dei soggetti deceduti, proprio per non lasciare nulla al caso.In attesa di conoscere l’esito di questo impegnativo processo, i cronisti non hanno potuto fare a meno di notare la compostezza delle famiglie dei lavoratori deceduti, presenti in massa a quasi tutte le udienze. Rispetto per questi familiari e un tatto concreto è stato tenuto da parte di tutte le parti processuali.Come in tutti i grandi incidenti sul lavoro il processo ha visto la presenza di numerosi consulenti tecnici che hanno sostenuto tesi diverse. Per questa ragione le difese degli imputati avevano immaginato di richiedere la prosecuzione del dibattimento, richiesta non accolta dal Tribunale.Per il nostro giornale, che segue la cronaca giudiziaria senza mai schierarsi ma solo raccontando i fatti, non c’è una posizione precostituita: siamo, quindi, pronti a dare conto di tutte le posizioni che verranno espresse nel corso delle battute finali di questo processo.
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