di Fabio Cantarella
Abbiamo dedicato diversi servizi alla deposizione del pentito Gaetano D’Aquino all’interno del processo per voto di scambio a carico dei fratelli Lombardo. Di un particolare però non vi abbiamo ancora informato e ci teniamo a farlo perché in un’epoca storica assai critica nei confronti di chi amministra le funzioni pubbliche, vedere un magistrato che fa il proprio dovere oltre il dovuto, mettendoci passione, fermezza e tanta professionalità non può che rappresentare un modello da prendere ad esempio.
Vi stiamo parlando del procuratore aggiunto della Repubblica di Catania Carmelo Zuccaro (nella foto in aula insieme al collega Michelangelo Patanè che per quasi un anno ha retto la Procura di Catania con brillanti risultati prima della nomina del dott. Giovanni Salvi), magistrato coordinatore della Direzione distrettuale antimafia di Catania, un uomo che non si risparmia e che anche in questa occasione ha mostrato di aver maturato un grado di professionalità fuori dal comune.
Nel corso dell’udienza il dott. Zuccaro ha curato l’interrogatorio del pentito Gaetano D’Aquino con una tecnica sopraffina e con un impegno eccezionale. Con le sue domande mirate, per oltre tre ore e nonostante le ripetute interruzioni tecniche dovute a un cattivo funzionamento del collegamento video-audio, è riuscito a far emergere lo spessore criminale del collaboratore di giustizia, il suo grado di conoscenza dei fatti, i suoi rapporti con i soggetti coinvolti, i contesti in cui operava e soprattutto la ricostruzione dettagliata dei fatti. Praticamente, come le gocce che una dietro l’altra bucano la pietra, Zuccaro ha messo a nudo D’Aquino arginando il rischio di possibili “colpi di scena” nel corso del controinterrogatorio della difesa.
Ma quella sfoggiata dal dott. Zuccaro è una tecnica da grande investigatore che non trascura l’importanza della verità processuale, dei dettagli che non si legano tra loro, così più volte ha chiesto al pentito di spiegare come nasce l’idea di sostenere l’Mpa, da chi, in che luogo, in quale momento, con quali garanzie visto che non aveva mai incontrato i Lombardo né tanto meno ricevuto promesse. Con grande maestria il magistrato ha più volte invitato il pentito a chiarire i diversi passaggi apparentemente contraddittori emersi nel corso della lunga deposizione. E non sono pochi e di poco conto.
Il dott. Zuccaro non ha lasciato nulla al caso, nessun anello mancante, ogni confessione, deduzione e conoscenza del teste è stata così consegnata al processo in ogni sua evoluzione. Un modo di condurre l’interrogatorio che sicuramente fa scuola, tant’è che in tanti, come i colleghi appassionati di cronaca giudiziaria Antonio Condorelli e Marco Benanti, lo hanno ascoltato affascinati lasciandosi scappare commenti del tipo: “capacità investigative di altissimo livello”.
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