Un altro super Mario sulla scena peninsulare e stavolta non c’è neanche bisogno di nominarlo senatore perché se riuscirà nell’impresa si garantirà di diventare persino capo dello Stato.
Alla fine ha ceduto alle supplichevoli lusinghe di coloro che lo volevano in campo ed è iniziata simultaneamente nella nostra povera italietta la campagna di esaltazione apologetica del nuovo salvatore della patria. Lui si definì un liberal socialista che ha fatto una prodigiosa carriera all’insegna del pragmatismo e della concretezza, quindi, aveva tanti dubbi e titubanze dall’accettare, poi, improvvisamente ha sciolto la riserva, e, adesso, se vuol durare giusto un anno, con il beneplacito di (quasi) tutti, dovrà accuratamente evitare dall’affrontare ciò che divide.
Dunque, per carità, niente riforme e temi caldi nell’agenda delle cose da fare, solo accelerare interventi mirati per farci uscire dal pantano pandemico e provvedere almeno alla riscrittura del pasticciato e superfluo piano fondi europei. Fa sorridere e piangere il siparietto di una politica senza idee, con mezze figure senza” conoscenza, coraggio e umiltà ” per dirla con super Mario.
Questi signori ben pagati che stanno nei templi della democrazia a discettare, ben ci rappresentano ed è inutile lamentarsi, di un carattere italico pigro e indolente , in cui nessuno ha voglia di mettere mano alle agognate riforme di una giustizia nel marasma, di un fisco che fa acqua da tutte le parti. Bisogna solo citare solo due nodi gordiani che offuscano il futuro, tare che ci trasciniamo da decenni ,intanto però godiamoci lo spettacolo degli appetiti che suscitano l’arrivo degli euro dall’Europa, in cui tutti vogliono mettere le mani, dimenticando l’incubo del debito pubblico, la spaventosa ipoteca che sovrasta anche di chi dovrà ancora nascere.
Nel continente abbiamo il record di aver chiamato per la quarta volta in trent’anni un banchiere che oggi saprà ammansire definitivamente i sovranisti e i populisti di casa nostra e li farà addivenire a più miti consigli. Almeno per qualche tempo il tragicomico teatrino politico dovrebbe esibirsi in formato ridotto e andrà come sempre in scena la morte della politica e dei partiti.
Rosario Sorace.
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