Le elezioni comunali di Catania fanno storia a sè. Si tratta di una tornata, prevista tra non molto, diversa dalle altre. A farla da padrone sono spesso ras e clientele locali, parentele vicine e lontane, amicizie antiche e nuove, promesse e impegni elargiti in quantità, quando non vera e propria compravendita di voti. Il tutto per eleggere sindaco e consiglio comunale, entrambi chiamati a scelte decisive per il futuro della città. Rispetto ad esempio alle politiche, questo genere di elezione amministrativa è un peculiarissimo miscuglio. Gli equilibri politici nazionali vengono spesso stravolti,
spuntano come i funghi le liste civiche, si presentano candidati vecchi, nuovi, a volte impresentabili, altre inguardabili. I personalismi la fanno da padrone, così’ come le lotte senza quartiere, anche all’interno degli stessi partiti. Il tutto in un clima teso, nel quale non mancano storielle ed elementi comici, sul modello di certa cinematografia italiana degli anni settanta. Come si diceva nel titolo, svegliateci quando la campagna elettorale sarà finita. Perche’? Perche’ vi è un elemento quasi tragico. La mancata consapevolezza, da parte di molti attori politici cittadini, a cominciare da quelli in auge in questo momento, della deriva che sta vivendo Catania. Deriva sociale, economica, ambientale, culturale. Una cittàinsicura, con alti tassi di criminalità, micro e macro, caotica, sporca, con spazi sociali e culturali ridotti al minimo, una disoccupazione altissima e tante attività commerciali in crisi. E inoltre reduce da un commissariamento governativo, successivo ad una esperienza amministrativa, quella Pogliese, obiettivamente non esaltante, anzi quasi fallimentare. E per finire la situazione finanziaria del comune non è esattamente entusiasmante, e qui si va di eufemismo. Ecco, se nella campagna elettorale non si parleràdi tutto cio’ avendone la consapevolezza, ma si penserà solo alle poltrone e ai piccoli successi di partito, come di consueto, meglio assopirsi. Per poi risvegliarsi, ad elezioni finite, con un nuovo sindaco, un nuovo consiglio comunale, ma con una Catania sul baratro. E così insieme alla città affonderanno anche i suoi abitanti. Dai e ridai, è in questo modo che si a finire, senza una brusca inversione di marcia. Ovvero servono persone che sappiano amministrare, e bene. Non solo con il bastone ma con capacità, idee, fantasia, onestà, termine oggi non molto di moda, e coraggio . A prescindere dalle appartenenze. E per far questo servono cittadini responsabili, propositivi, non fatalisti e quasi assuefatti al brutto. ln fondo gli elettori restano pur sempre loro.
lena Amministrativa.
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