Svjatlana Aleksievič (giornalista bielorussa ed attivista diritti civili): un Premio Nobel al Taobuk

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Gian Maria Tesei.

Il premio Nobel della letteratura del 2015 ossia Svjatlana Aleksievič, giornalista e scrittrice della Bielorussia che rappresenta una voce libera in un paese oppresso dalla dittatura ha illustrato a Taobuk la situazione che vive, il suo sentire nonché la sua visione del mondo e del futuro, con un uditorio che ha applaudito convintamente la sua lotta per il ripristino delle libertà di cui è stata privata l’ex-repubblica dell’Unione Sovietica.

La cronista bielorussa ( premiata al Teatro Antico nel corso della serata di gala del 3 ottobre con il Taobuk all’eccellenza letteraria dal sindaco di Taormina Mauro Bolognari che ha detto che la letteratura dà senso alla realtà essendo inoltre capace di cambiarla e costituendo quindi un miracolo) ha parlato delle immagini di scontri e proteste civili del popolo bielorusso in una regione del mondo in cui le elezioni del luglio scorso hanno sancito un clima di illegalità di un governo che agisce anche mediante carcerazioni ingiuste e torture.

In questa nazione la redattrice di lingua russa non vuole, per tali ragioni, per ora ritornare ( anche se spera di farlo in futuro , pur nella consapevolezza che le verrà impedito dal regime attuale) perché occorre vivere senza paura ed in questo momento la Bielorussia non consente questa condizione per chi esprime le proprie opinioni libere e liberamente.

E si tratta di un paese in cui il presidente- dittatore Aljaksandr Lukašėnka (anche conosciuto come Alexander Lukashenko) trova i suoi maggiori oppositori nelle donne , donne che sono state le protagoniste della sua opera , “ La guerra non ha un volto di donna” ( 1° edizione del 1985 , in Italia edita nel 2015) che narra la seconda guerra mondiale raccontata dalle donne.

In Bielorussia le donne hanno manifestato il malcontento di un’intera nazione appoggiando strenuamente l’avversaria del despota, ossia Svjatlana( Cichanoŭskaja) Tikhanovskaya e sostituendosi agli uomini per molte azioni. Ci sono state donne che hanno preso il posto del loro coniuge in carcere od in esilio, solo per esemplificare, rappresentando un sostegno alla causa della libertà del paese ex-URSS maggiore di quello effettivamente fornito dall’Europa.

Bruxelles, secondo la scrittrice nata ad Ivano-Frankivs’k (Ucraina), dovrebbe fare molto di più contro Lukashenko, uomo per cui il potere è tutto come un personaggio di Tolstoj o meglio di Dostoevskij. Il popolo si è risvegliato contro di lui ma attraverso un percorso che ha avuto la sua deflagrazione dopo ventisei anni.

Altre tematiche dal grande spessore storico e sociale hanno contraddistinto la produzione letteraria della giornalista bielorussa come, “Preghiera per Černobyl’ ” (del 1997, uscito appena un anno dopo la catastrofe nucleare del 26 aprile del 1986 avvenuto presso la centrale nucleare Lenin ), libro che ha assurto al ruolo di metafora del crollo dell’URSS.

Quest’opera, come ammesso dalla stessa Aleksievič, ha comportato il lavoro più complesso della sua attività di scrittrice, poiché non c’erano punti di riferimento precedenti, al contrario di materie come la guerra od altri argomenti già verificatisi più volte per i quali si era già scritto e dibattuto per lungo tempo e più volte.

Černobyl’ fu un caso unico, fino a quel momento, nella storia umana e, come ha ricordato la scrittrice, le prime settimane furono caratterizzate per la presenza per le strade di carrarmati e soldati a presidiare la zona come se volessero “sparare alle microparticelle” per fermarle.

Lo scorso anno la cronista, insignita nel 2014 del Premio Masi, Premio Internazionale Grosso d’Oro Veneziano, in visita nella centrale nucleare di Fukushima Dai-ichi a Ōkuma (teatro del disastro nucleare del marzo del 2011 catalogato con il livello apicale della scala di catastroficità INES, il settimo come solo avvenuto nella storia per Černobyl’) si è resa conto come, nonostante vi sia stata un ‘importante crescita evolutiva in ambito tecnologico, l’uomo non sia ancora in grado di fronteggiare l’imponderabile e come una visione più ecologica possa salvare il mondo.

Le nuove generazioni, ha aggiunto la Aleksievič, non riescono a formulare pienamente ciò che intuiscono, ossia che il futuro dell’umanità è ecologico e che la memoria di eventi passati debba essere di insegnamento. Basti pensare a come le microparticelle di Černobyl’ abbiano raggiunto in pochi giorni l’Africa.

La scrittrice di origine ucraina nei romanzi corali predilige le persone comuni ed il piccolo uomo, tipico della letteratura russa, avvertendo una consonanza artistica con Tolstoj che riusciva a fare in modo che ogni figura urlasse verità attraverso i suoi scritti. Allo stesso modo la Aleksievič vuol dare voce a coloro che pochi o nessuno hanno mai davvero o totalmente ascoltato perché sono essi che fanno davvero la storia e che la rendono davvero importante e degna d’essere tramandata.

 

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