Teatro e giornalismo, serata per Pippo Fava: cos’è mai la mafia?

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di iena taorminese Mafia. Pippo Fava affermava che “è una cosa genetica del popolo siciliano”.La mafia si ciaurìa, e il suo odore lo riconosce solo chi la vive o l’ha conosciuta. Conoscerla non vuol dire averci a che fare, ma sapere quali sono i suoi meccanismi e comportamenti.E’ molto difficile che un nordico, capisca i dire ed i non dire o gli atteggiamenti subdoli e tipici della mafia, che non è quella delle sparatorie o dei grandi appalti, ma quella dei salotti o quella che ieri era presente al Teatro Massimo Bellini, dove è stato proiettato in anteprima il film “I ragazzi di Pippo Fava”, di Gualtiero Peirce e Antonio Roccuzzo, che fu uno dei giovani giornalisti della redazione de I Siciliani.Sia chiaro, nessuno afferma che al Bellini ci fossero boss. C’era quella tipica società borghese in grigio (né bianco, né nero) che sorrideva a tutti e che decide l’esito dei processi o gli accordi di imprese, non attorno ad un tavolo di un cda, ma in qualche salotto o attorno ad tavola imbandita.Che strano vedere il sindaco nel suo ruolo istituzionale essere lì, ma sapere che con Claudio Fava, figlio di Pippo, non scorre buon sangue.Che sorrisi di molti alla vista dell’addetto stampa del sindaco, che non ha incarico, ma era lì a poche fila lontane da colui per chi cura la comunicazione (chi lo paga essendo senza incarico?)Che strano sentire parlare di libertà di stampa sapendo che in Sicilia ancor oggi non arriva la pagina locale del Corriere e di Repubblica… c’è il web però che frega il monopolio…Che strano non veder citati tutti i giovani giornalisti ventenni che lavoravano con Fava, perchè forse di idee politiche diverse o scomodi.

Il teatro era pieno però, quello stesso teatro dove non sono stati rinnovati incarichi, dove i lavoratori non prendono stipendio e dove non si sa se la stagione lirica e sinfonica avrà un inizio.Era luogo perfetto per parlare di mafia e legalità.Mafia…emozioniamoci ed indignamoci, esattamente come ieri all’uscita dal Bellini, dove c’era fretta di andare via… a mangiare altrove lontano da un ricordo di trent’anni fa, quando c’era la mafia e qualcuno ne parlava. Per fortuna ora tutto è cambiato: nessuno ne parla più.

 

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Redazione Iene Siciliane

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