“Nel giorno in cui chiude Termini Imerese nessuno si preoccupa di fare i conti dei danni provocati dalla Fiat allo Stato Italiano”. Lo afferma il Codacons che aggiunge: “Il Gruppo Fiat, com’è noto, ha applicato una politica che ha portato negli anni al disfacimento degli stabilimenti simbolo del marchio Alfa Romeo, quello di Arese in primis, mentre altri stabilimenti – come quello di Pomigliano d’Arco – saranno destinati unicamente alla produzione di vetture Fiat. L’industria dell’Alfa Romeo, dunque, non esiste più, e della casa automobilistica rimane oggi solo il brand”.
L’associazione dei consumatori parla poi di danno economico per il nostro paese e per l’industria automobilistica nazionale, oltre che per lo Stato Italiano che ne è azionista attraverso il Ministero dell’Economia: “è più che evidente – denuncia il Codacons – la Fiat, che nel 1986 ha acquistato da Finmeccanica l’Alfa Romeo, non ha saputo mantenere le promesse e sviluppare il marchio, che al contrario è stato depotenziato fino a giungere alla drastica situazione attuale. Il danno derivante dalla perdita di un marchio di enorme valore come l’Alfa Romeo – prosegue il Codacons – si ripercuote anche sui cittadini italiani, perché viene depauperato il patrimonio del Ministero dell’economia”.
Per tale motivo l’associazione ha inviato oggi una formale diffida al Ministero dell’Economia e al Gruppo Fiat, nella quale si evidenzia l’inadempimento contrattuale da parte dell’azienda torinese, e si chiede la restituzione del marchio Alfa Romeo a Finmeccanica, al fine di garantire il rilancio della stessa Alfa. L’associazione presenterà anche un esposto alla Corte dei Conti, finalizzato all’individuazione dei danni subiti dallo Stato e quindi dalla collettività.
Facciamo un passo indietro di alcune ore. Dopo 41 anni di attività produttiva, oggi, alle ore 05:30, alla Fiat di Termini Imerese ha avuto inizio l’ultima giornata lavorativa che si concluderà alle ore 22:00. Tempi duri per i dipendenti, li aspetta la cassa integrazione, intanto sino al 31 dicembre prossimo. Sono in 1.600, hanno lottato in tutti i modi, adesso è il giorno della chiusura.
Le forma di protesta non sono comunque finite, i sindacati hanno organizzato un picchettaggio della fabbrica Fiat per impedire l’uscita delle auto già assemblate, si tratta di meno di 1.000 Lancia Y, almeno fino a quando non sarà firmato il nuovo accordo. A fare la proposta all’assemblea degli operai davanti lo stabilimento è il segretario della Fiom, Roberto Mastrosimone, anche a nome di Fim e Uilm.
I colleghi che si sono recati nei pressi della fabbrica per raccontare le sensazioni dell’ultimo giorno di lavoro, hanno potuto registrare la notevole e comprensibile rabbia dei lavoratori. Qualcuno, dopo ben trentasei anni di attività lavorativa, ha sottolineato di essersi sentito trattato come un cane. Una cosa è certa, da oggi per 1.600 famiglie dovranno fare i conti con la difficile ricerca di una nuova occupazione, missione quasi impossibile per chi non è più giovane o per chi, addirittura, era a qualche anno dalla pensione.
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