“The Midnight Sky”: Clooney su Netflix nella sua pellicola dal futuro apocalittico con un fondo di speranza


Pubblicato il 03 Dicembre 2020

di GianMaria Tesei

Uno dei divi hollywoodiani transgenerazionali degli ultimi cinque lustri sbarca su Netflix, a partire dal 23 dicembre, con un film da lui diretto e prodotto, “The Midnight Sky”, che promette di regalarci emozioni ed ottime interpretazioni.

George Clooney, il famosissimo pediatra Douglas “Doug” Ross di “E.R. – Medici in prima linea”, serie a cui ha partecipato costruendo i primi mattoni della sua fama dal 1994 al 1999, ha girato, tra il 21 ottobre del 2019 ed il 7 febbraio 2020, questo prodotto filmico che abbraccia la fantascienza, il thriller ed il drammatico (con un cast che annovera: Felicity Jones, Kyle Chandler, Demián Bichir, David Oyelowo, Tiffany Boone, Caoilinn Springall, Sophie Rundle, Ethan Peck, Tim Ruse e Miriam Shor), presentandosi come la trasposizione filmica di un romanzo del 2016 dell’autrice originaria del Vermont Lily Brooks-Dalton, intitolato “La distanza tra le stelle”(Good Morning, Midnight), che ha dato alla scrittrice statunitense una certa notorietà e che ha attirato profondamente l’attenzione di Clooney.

Il cinquantanovenne attore di Lexington, cittadina del Kentucky, si è calato nei panni di un ultra settantenne astronomo affetto dal cancro che, nel 2049, ha stabilito di trascorrere la parte rimanente della sua vita in una base al Circolo polare Artico, in totale solitudine. Un disastro (nel film non è esplicitamente detto quale sia la causa per lasciare al potere immaginifico dello spettatore di generare il fattore che ha potuto determinare la distruzione della terra, mentre nel libro si parla esplicitamente di un’esplosione nucleare) lo lascia superstite unico assieme ad una bambina, interpretata da Caoilinn Springall. Lo scienziato cerca in ogni modo di impedire alla specialista dell’astronave Aether,di ritorno dalla prima missione spaziale su Giove, Sully, resa sugli schermi da Felicity Jones ( candidata al Golden Globe, ai BAFTA, agli Screen Actors Guild Award e al Premio Oscar alla miglior attrice per la sua interpretazione in “La teoria del tutto”, del 2014, pellicola su Stephen Hawking , interpretato dal premio Oscar, grazie a questa performance, Eddie Redmayne) ed al suo equipaggio di rientrare per il cataclisma avvenuto sul nostro globo terracqueo.

Clooney ha asserito come questa pellicola sia stata la più complessa e ponderosa alla quale abbia partecipato tanto da attore che da director e che la collaborazione con Netflix sia stata assai proficua, costituendo le piattaforme digitali non un elemento ostativo alla cinematografia ma,per converso, un crogiuolo di nuove opportunità di cui il mondo del cinema non disponeva venti o trent’anni addietro.

Il sottotesto di questo film inoltre esprime delle posizioni ambientaliste di Clooney, evidenti nelle premesse post-apocalittiche che possono fare supporre le grosse responsabilità dell’intera umanità nel non rispettare l’ambiente ed il nostro pianeta, nutrite da un’acredine ed un’abominazione diffuse nella realtà attuale che Clooney ha traslato ed ipotizzato trent’anni più avanti nel tempo.

E l’attore di “Michael Clayton”, del 2007 (una delle pellicole per la cui interpretazione ha ricevuto candidature per premi importanti come gli Oscar, premio ottenuto , come miglior attore non protagonista per “Syriana” del 2006), ha veduto in questa storia un germe di fiducia nel futuro per un ideale di riscatto e battaglia per un’umanità migliore, all’insegna della pace, in un momento complesso e duro dovuto all’evento pandemico che sta gravando su tutta la comunità mondiale.

Pandemia che ha comportato una clausura più o meno parziale che ha vissuto lo stesso regista di “Suburbicon”( del 2017) come ha affermato egli stesso, facendo normali attività della routine quotidiana, anche svolgendo mansioni da perfetto casalingo e cambiando i pannolini ai suoi due figli gemelli Ella e Alexander, avuti il 6 giugno del 2017 dalla moglie Amal Alamuddin (sposata a Venezia nel 2014).

Ed il rapporto con i figli è riuscito in un qualche modo a permettergli di superare quel non trovarsi ottimamente sul set con i piccoli bambini che lo hanno attorniato in alcune sue prove sul piccolo e grande schermo, tanto dal non volere, per un certo tempo, prole anche nella vita reale, cosa ovviamente ormai del tutto decaduta. Anzi, la cura che il personaggio principale di questa pellicola da lui incarnato, ossia Augustine Lofthouse, presta alla piccola Iris costituisce un atto che lo affranca agli occhi dello spettatore da altre azioni di cui si rende protagonista, innestando un ulteriore seme di speranza sulla nobiltà dell’animo umano e sulla possibilità che ci si possa in un qualche modo redimere.

 

 

 

 


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