Tra bandiere verdi e drappi rossi, fazzoletti fucsia e quelli del Pd, quanto poco rispetto per la magistratura
Pubblicato il 02 Ottobre 2020
Sfileranno e si sfideranno sabato, c’è l’udienza di Matteo Salvini, bandiere verdi e drappi rossi, fazzoletti fucsia e quelli del Pd: sfileranno e si sfideranno, chi in piazza Trento e chi in piazza Verga e chi un po’ là e chi un po’ qua, in quella “zona tribunale” chiusa al traffico, per la gioia di bar e negozi (l’ho già detto).
Sfileranno e si sfideranno, dunque: ma quanto poco rispetto verso chi, il giudice, terzo e imparziale per definizione, dovrà giudicare.
“Processate anche me”, scacazzano le bandiere verdi. Che cosa brutta questi della Lega, con la scusa della politica aver organizzato una tre giorni di dibbbattito, proprio a Catania, proprio nei giorni dell’udienza.
Intanto, gli altri (e le altre, non sia mai) ci vanno dietro…
“Mai con Salvini”, sbraitano i drappi rossi
“Niente bandiere, la battaglia per i diritti umani non ha colore”, dicono quelli del Pd con fare da intellettuale.
“Un momento di lotta contro un modello permanente di attacco alle donne”, starnazzano le femministe.
Ora, a completezza espositiva, per dover di cronaca, e chi più ne ha più ne metta, una cosa va detta: non è perché la giustizia è amministrata in nome del popolo, il popolo – degli scappati di casa – debba per forza scendere in strada… “zona tribunale”, per l’appunto.
E la domanda, perciò, va domandata: a cose fatte – lo rinvieranno a giudizio o non lo rinvieranno a giudizio? – quanti, da una parte e dall’altra, rispetteranno il verdetto?
Nel dubbio, chiedere a Marco Benanti.
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