Tra un corteo e un’annacata


Pubblicato il 23 Novembre 2020

Se non fosse comica sarebbe una pratica abbondantemente anacronistica se non appartenente a ben altre regioni e culture, ma a Catania, si sa, spesso c’è la tendenza a prendere il peggio e non il meglio dalle buone pratiche altrui.

Stavolta, più che annacata (ci ritorneremo), trattasi di un corteo funebre non autorizzato né in tempi di pace e men che meno in tempi di Covid. Il fatto: muore un operatore ecologico [in passato netturbino dal verbo nettare (pulire), che non è un’offesa], i colleghi, senza alcuna autorizzazione, improvvisano un corteo funebre a base di autocompattatori di varie pezzature e contorno di gasoloni, il tutto in divisa verde prato della società proprietaria dei mezzi nonché datore di lavoro dei partecipanti, quest’ultima ovviamente ignara di questa sceneggiata di napoletana memoria. Ovviamente dispiace per il defunto ma da questo alle esequie in odore di pattume ne passa eccome.

Bene, questa come altre manifestazioni analoghe: le famose annacate a comando delle candelore di qualche anno fa che hanno incuriosito gli inquirenti; la gestione del Cordone ormai sempre più in sofferenza di sacralità visti i soggetti che ogni anno se ne impadroniscono con atti che poco hanno a che fare con la sacralità della Santa; gli spettacoli improvvisati (per festeggiare cosa?) in strade trafficate e/o piazze, senza alcuna autorizzazione con tanto di palco, amplificazione e cantante neomelodico napoletano arribattuto; gli inspiegabili fuochi d’artificio sempre negli stessi quartieri e sempre alla stessa ora; i prediciottesimi con relative limousine, b-movie ad opera di improbabilissimi film makers ed altrettanti foto(tessera)grafi; le pseudo-biciclette elettriche che invece sono veri e propri scooter fuorilegge che non espongono la targa che scorazzano a tutta birra per le aree pedonali ed invece andrebbero sequestrati; ed ancora tutte quelle manifestazioni figlie di questa interpretazione bullesca e retriva in nome di una catanesità distorta ci portano invariabilmente ad un assunto: la città e persa ed irredimibile.

Tutto quello di cui ho scritto, se inquadrato nella legalità per il 90% non potrebbe aver seguito, ma siamo a Catania e quindi non solo si deve fare per dimostrare la spirtizza ma è fondamentale per alzare l’asticella della trasgressione civile.

Vorrei trovare una lettura satirica di questo caravanserraglio ed invece non c’è proprio nulla da ridere, questa città che si è sempre contraddistinta per la sua liscìa di liscio non ha più nulla, è una corsa alla prevaricazione ed all’abuso capitolando verso una anarchia civile e sociale, ed il vero defunto portato in corteo da questa cittadinanza picaresca è il senso civico e l’appartenenza ad una comunità.

Triste che negli anni chi ha governato non abbia messo al primo posto tra le emergenze proprio il senso civico e che non abbia ricucito questa frattura ma evidentemente anche qui la buona amministrazione e le decisioni impopolari ma necessarie, sono state dirottate trasversalmente dall’annacata politica ovvero proclami, annunci, indecisioni, spettacoli, che da sempre hanno utilizzato un linguaggio incomprensibile alle masse, quelle stesse che come abbiamo visto, specialmente negli ultimi anni, ammuccano ogni possibile promessa dal Masaniello di turno in nome di un futuro improbabile e quindi si sentono poi legittimate dal tradimento delle aspirazioni ad attuare tutte le ritorsioni possibili.

C’è speranza? No!

C’è soluzione? Neanché!

…e allora che si fa? Niente, aspettiamo e vediamo.

Giuseppe Idonea.


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