A NOI “ENRICO PRIMO”
Non siamo nati ieri: non ci attendevamo alcuna intervista incalzante al neo sindaco di Catania Enrico Trantino, nessun quesito che potesse mettere in dubbio la forza innovatrice di un ex membro della fallimentare giunta Pogliese, alcuna domanda che increspasse la sussiegosa narrazione del novello Cincinnato al servizio della città, nulla che indulgesse sul blocco di potere imperniato su Fdi e sulle sue ramificazioni nel sottogoverno etneo, niente che accennasse alla lotta senza quartiere tra i partiti della destra catanese per la candidatura o che facesse riferimento alla spartizione assessoriale in pieno “stile Cencelli”.
Avevamo piena contezza che il giornalismo locale si sarebbe messo a disposizione, more solito, ubbidiente al nuovo sindaco, cortigiano come solo a Catania sa essere.
Ma c’è chi ha inteso distinguersi nel narrare le magnifiche sorti e progressive del “dolce Enrico” (e mi scuso anticipatamente con Venditti e Berlinguer per l’accostamento)
È “ I Love Sicilia” fulgido esempio di indipendenza e faro dell’informazione regionale che a firma di Lillo Maiolino ha inteso intervistare “Enrico Primo” come da equilibrata dizione di copertina tratteggiando un quadro che solo qualche occhiuto e prevenuto critico potrebbe forse valutare come ascrivibile allo stile degli agiografi dello stalinismo, assimilabile all’equidistanza dei cronisti nordcoreani, nel solco della trasparenza della stampa cinese di Xi Jinping, affine ai toni d’inchiesta di “Russia Today”.
Domande serrate ed a schiena dritta, nulla che possa ritenersi associabile ad una cortesia da ufficio stampa, ad una logica meramente impiegatizia.
Dinanzi al profluvio di incalzanti quesiti il neo sindaco dispensa un “vaste programme” che parte da un quadro bucolico di Catania, non la favela che i predecessori di Trantino hanno contribuito a creare ma una città operosa che attende solo le risorse del PNRR per rimettersi sulla via di uno sviluppo impetuoso.
Del buon Enrico apprendiamo, utilissimo ai fini di una valutazione politico-programmatica, del suo passato da rugbista, e delle sue sapienti arti culinarie con particolare riferimento ad un tiramisù allestito non con savoiardi acquistati ma rigorosamente “homemade”.
Insomma proficue informazioni che servono oltremodo a decrittare le arti amministrative dell’avvocato ed a confidare in una gestione moderna, avveduta e competente della cosa pubblica.
Mentre qualsiasi statistica esistente sull’orbe terracqueo descrive con numeri da allarme rosso la catastrofica condizione cittadina dell’abbandono scolastico e delinea come ineluttabile la partenza di qualsiasi giovane laureato catanese per altri lidi stante l’impossibilità di potersi costruire una vita decente in una città sempre più desertificata e priva di qualsivoglia opportunità, l’attento intervistatore raccoglie l’auspicio di Trantino di rendere “reversibile” il processo della “fuga dei cervelli” intessendo di eleganti inglesismi il suo dotto periodare.
È probabile che riesca ad invertire la marcia il nuovo sindaco con nuove ricette ed ambiziosi programmi.
Così come che le acque della Playa saranno limpide come quelle delle dei tropici questa e le prossime estati.
Commovente, quasi deamicisiana, la descrizione della famiglia dell’illustre avvocato: figli meravigliosi, moglie amorevole, la presenza dell’anziano papà ad allietare le serate: un quadretto che a qualche veterocomunista avrà forse ricordato modalità comunicative del dipartimento della propaganda sovietica, cui forse persino Maxsim Gor’kij avrebbe potuto ispirarsi per una delle sue opere .
Non sarà facile amministrare Catania ma come dice un antico proverbio con un amico a lato la sventura si sopporta meglio.
Il buon Trantino, nella stampa locale, – almeno così sembra al netto di qualche eccezione testè descritta – di amici sembra averne molti
È davvero un buon inizio.
Saluti stalinisti.
Luca Allegra.
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