Ultime “Trantinate”: una settimana di “perle” del sindaco sceriffo. Mentre i privati fanno quello che vogliono.

Un “film” che narra di una città inesistente. Dove il “problema” diventa anche l’abbattimento degli Archi della Marina.

iena AntiFumo marco benanti.

Per distrarre l’attenzione dalle cose importanti, il sindaco sceriffo ha lanciato il “finto problema” degli Archi della Marina. L’ennesima trovata mediatica dell’erede politico di Enzo Bianco, che ha costruito da tempo una rappresentazione cinematografica di Catania, una sorta di “film settimanale” sul palco virtuale di una città che fa paura e che viene “rincoglionita” da patetiche serate da ballo.

“Catania fa paura”, lo scriveva negli anni Settanta Pippo Fava, Catania fa paura anche oggi. Non tanto le mille violenze quotidiane (dall’auto scassata o rubata alla sanità “pubblica” negata), ma per la dimensione da tempo assolutamente virtuale, costruita, finta che il Palazzo propina agli abitanti (i cittadini a Catania sono pochissimi) della città più illegale del mondo.

L’abbattimento degli Archi della Marina presuppone l’interramento della ferrovia: tradotto, ci vorranno decenni. Tempi lunghissimi, del resto Catania è la città che ha avviato la realizzazione della metropolitana, con una tempistica degna di un film di “Mel Brooks”, quanto a ritardi e “colpi di scena” di vario tipo.

Mentre gli “intellettuali” discutono, viene fuori un dubbio: ma tutto questo per avere forse una mega-nave da crociera nel porto (come se già oggi non ne arrivassero abbastanza)? Davvero? Potrebbe essere questo il “mistero”? Insomma, tutto sembra quasi una riedizione del “Grattacielo” della “Catania Milano del Sud” che tanti catanesi piccoloborghesi esaltavano.

Nel frattempo, il sindaco sceriffo continua a nella sua azione quotidiana di “frequentatore ossessivo” di facebook, con una presenza fatta di rimproveri, sarcasmi, volgarità, con annessa “claque di uomini liberi”, un caso pressoché unico in Italia. In questi giorni se l’è presa con le classifiche della criminalità, cercando di imbastire un discorso con la solita finalità: la colpa sarebbe dei catanesi, che non si vogliono bene e parlano male della loro città.

Non solo, il problema sarebbe “la reputazione”: tipico atteggiamento piccoloborghese, quel tipo di atteggiamento che vorrebbe nascondere la polvere sotto il tappeto. In nome del decoro.

In realtà, le responsabilità gigantesche sono dei gruppi dirigenti, di cui Trantino è una delle espressioni storiche e tragicomiche: sono gli stessi gruppi dei “circoli borghesi perbene” che hanno fatto di Catania una sorta di “inferno”, una “mostruosità urbanistica” che ha dato il via libera, nei decenni, ad un “fiume” di “umanità negletta”, di ragazzi senza scuola, senza sport, senza socialità, finiti nella rete della mafia. Non è un caso, che l’amministrazione Trantino è l’amministrazione che dice “NO” a due scuole (comunque non ferma questa scelta) e dice “Sì” a due supermercati(con tante “ombre” sulla loro realizzazione). L’amministrazione Trantino è nel solco delle amministrazioni pubbliche che hanno responsabilità gigantesche nel degrado sociale e culturale della città.

A proposito, è un caso o no il “radicamento” dell’ing. Bisignani al vertice dell’urbanistica del comune di Catania? Arrivano anche a Catania le indicazioni dell’Anac sulla rotazione dei dirigenti?

Così, il ritornello su sacchetti fuori orario e divieti di sosta sembra davvero una beffa, una vera provocazione davanti ai problemi mai risolti di una città marginale e marginalizzata, fondata sull’interesse privato, sull’omaggio alle imprese, interessi “forti” davanti ai quali il sindaco sceriffo si mostra sempre nelle vesti dell’ “agnellino”.

Il “fim” va avanti.

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Benanti

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