La destra ed i suoi interessati sodali hanno un indiscutibile merito: quello di conoscere nel profondo l’animo del catanese medio concentratissimo sull’apparenza più edonistica e disposto per converso a relegare nel dimenticatoio la sostanza del buon amministrare.In una città fiaccata da una policrisi che la sta dilaniando, in coda ad ogni classifica sul piano della […]
Trasporti siculi, Fontanarossa. Pietro Agen: “opportuno privatizzare Sac. Ma in due step: bando internazionale e poi quotazione in Borsa”
Pubblicato il 16 Gennaio 2015
di Ignazio De Luca
Da giorni ormai, uno stucchevole dibattito autoreferenziale dei vertici Sac tiene banco sui media per la privatizzazione della gestione dell’aereoporto “Bellini”.
La “claque mediatica” di “Mancini & C.”, è sempre lì a dire che privatizzare conviene, è giusto e blablabla, magari alla presenza di autorevolissime personalità, che devono sorbirsi, loro malgrado, melense tesi preconfezionate. Scansando sempre, con cura, il confronto col territorio, ovvero con i destinatari di chi godrà o patirà nel prossimo futuro le scelte strategiche oggi compiute.
Per questo abbiamo voluto sentire chi sul territorio è ben radicato, mediante una miriade di imprese e realtà produttive, il presidente di Confcommercio Sicilia, dottor Pietro Agen (nella foto).
Presidente Agen, allora privatizzare è bello? Ma sopra tutto a chi conviene?
Agen: mi sembra giusto interrogarsi se privatizzare è la cosa giusta e io sono d’accordo, ma la vera questione è la razionalizzazione del trasporto aereo.
Trovo abbastanza strano che si vogliono privatizzare aeroporti che producono milioni di euro di utili e lasciare in mano pubblica quelli che producono passivi da record.
A questo proposito sarebbe opportuno chiudere questi aeroporti che non producono che perdite, sostituendoli con linee veloci per creare l’interconnessione.
Troppi aeroporti non vuol dire ottimizzazione dei servizi, se il passeggero che arriva sembra atterrato in una specie di deserto, senza alcun collegamento “pubblico” col centro della città che si visita.
Tutto il contrario all’estero, invece, dove una volta atterrato il visitatore prende, la metropolitana, il treno ed è in grado di raggiungere, comodamente, località anche a grande distanze.
Che fare a Fontanarossa?
Agen: Premesso questo, credo che la privatizzazione Sac debba essere condotta in due fasi. Condivido, quanto dice il dottor Riggio “sulla privatizzazione dell’aeroporto c’è un problema di trasparenza”.
Se siamo d’accordo che privatizzare sia la scelta giusta, molti dubbi e perplessità mi suscita il modo. Entrare in Borsa di primo acchito. Questo dovrebbe essere il passo successivo.
In una prima fase, con un bando di modello europeo o internazionale, si dovrebbe fare la scelta del contraente a società capace e con il necessario know how, cedendo un pacchetto di azioni pari al 30-35 % delle azioni, dando ad ogni azione un valore più alto rispetto al mercato e garantendo alla società vincitrice la gestione dell’aeroporto. Società partecipanti al bando per intenderci del tipo: quelle che gestiscono l’aeroporto di Londra o di Armstedarm.
Il passo successivo: entrare in Borsa, con un altro 30% di azioni.
Se invece si andasse in Borsa subito, con azione di valore basso, il collocamento rischierebbe di frazionare talmente l’azionariato, da rendere impossibile la gestione dell’aeroporto, cadendo dall’attuale padella nella brace.Per trovare un partner forte, esperto di sistemi aeroportuali, l’unica via è quella anzidetta.
Vede rischi?
Agen: sotteso al diretto ingresso in Borsa, esiste il grave pericolo di essere preso nella rete di un competitors. Mi spiego. Il sogno della Sicilia è da sempre quello di diventare Hub, per avere voli diretti col resto del mondo.
Ecco nella malaugurata ipotesi della quotazione in Borsa di quel 30 %, se l’acquirente fosse il gestore dell’aeroporto di Roma, Catania, non solo dovrebbe abbandonare il sogno Hub, ma si troverebbe ad essere uno succursale periferica dell’aeroporto di Roma.
Sembra perfino incredibile pensare che la soluzione ottimale, per Catania, sarebbe quella di far gestire il suo aeroporto ad una società americana, che a Catania potrebbe fare il suo Hub.
Appare evidente che il metodo scelto per la privatizzazione non è indifferente, sia dal punto di vista economico che dalla qualità dei servizi offerti.
Ecco, per questo, ci batteremo strenuamente perché la privatizzazione dell’aeroporto segua un percorso di trasparenza e legalità vera, autentica.
Come può un organismo per quattro quinti commissariato (Camere Commercio CT, RG, SR e provincia) porre una scelta così importante, andare in Borsa, senza consultare il territorio? Non sembra secondario anche il problema della legittimazione di chi questa scelta assume.
Un parere legale ha allungato di un anno la permanenza del consiglio di amministrazione SAC, che altrimenti sarebbe andato in scadenza aprile del 2015; può un organismo prossimo alla scadenza e commissariato assumere una scelta così importante, come andare in Borsa, tra l’altro in un periodo di “orso” della Borsa? Pericoloso molto pericoloso. Andare in Borsa, scelta condivisibile, ma prima gara internazionale e collocazione di un pacchetto unitario.
Ha altre perplessità?
Agen: altra perplessità mi sorgono leggendo il bilancio consolidato della Sac, in perdita milionaria, non ci sarebbero nemmeno i requisiti per andare in Borsa, sono richiesti due bilanci in attivo per entrarvi.
Entrare in Borsa attraverso un interpretazione della legge, dove solo il bilancio semplice è in attivo, potrebbe essere una forzatura.
Concludo dicendo che concordo con la privatizzazione, anzi aggiungo che bisognerebbe privatizzare tutto il sistema portuale, non solo gli aeroporti, però ciò che fa la differenza è il modo in cui si privatizza.
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