di Fabio Cantarella, iena antimafia
Le indagini dirette ad accertare l’esistenza di una trattativa tra pezzi dello stato e la mafia, ai tempi delle stragi di Capaci e via D’Amelio, sembra che abbiano finalmente assunto la giusta direzione. Prima la revisione dei processi delle stragi, dopo la scoperta dei depistaggi operati dai falsi pentiti, adesso la notizia dell’indagine per falsa testimonianza a carico dell’ex ministro dell’Interno, Nicola Mancino. Il quadro lascia presagire che gli inquirenti abbiano un’idea ben chiara della vicenda.
A quanto pare la posizione di Nicola Mancino sarebbe mutata dopo la sua deposizione, avvenuta lo scorso 24 febbraio, al processo a carico del generale dei carabinieri del Ros Mario Mori. Un epilogo che s’intravedeva già il giorno della deposizione di Mancino, allorché, in Tribunale a Palermo, i pubblici ministeri Antonio Ingroia e Nino Di Matteo avevano anticipato che “qualche uomo delle istituzioni mente”.
Secondo i pubblici ministeri l’ex ministro Mancino, insediatosi al Viminale il primo luglio 1992, sapeva della trattativa che prevedeva di cedere al ricatto dei boss in cambio della rinuncia all’aggressione terroristica e ai progetti di uccisione di altri uomini politici. E sempre secondo i pubblici ministeri adesso Mancino, che in passato, lo ricordiamo, è stato anche presidente del Senato e vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, negherebbe l’evidenza per coprire “responsabilità proprie e di altri”.
In merito deve far riflettere anche il fatto che l’ex ministro, dell’allora ministero di Grazia e Giustizia, Claudio Martelli, più volte ha sostenuto di essersi lamentato con lui per il comportamento tenuto da alcuni pezzi del Ros. Nel giugno ’92, secondo i magistrati, Mori e il capitano Giuseppe De Donno avrebbero infatti comunicato all’allora direttore degli affari penali del Ministero di via Arenula, Liliana Ferraro l’avvio dell’interlocuzione con Vito Ciancimino “per ottenere una copertura politica – sostengono i pm – dall’ex sindaco mafioso sulla trattativa”.
Mancino ha sempre negato. Il 24 febbraio aveva però detto che Martelli gli avrebbe accennato di “attività non autorizzate del Ros” e che lui gli avrebbe risposto di parlarne alla Procura di Palermo. Mancino inoltre ha sempre negato di avere incontrato il giudice Paolo Borsellino il giorno del suo insediamento al Viminale. Anche su quest’ultimo episodi aleggia più di un dubbio.
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