Troie, una riserva di troie è l’università. “Metodi paramafiosi” è stato detto, Zuccaro era imbarazzato e non si è esposto utilizzando un frasario che avrebbe condotto la discussione oltre i fatti e gli addebiti. Tutti d’accordo sulla presenza di troie, ma chi ha frequentato l’ambiente universitario da ricercatore accogliendo le lamentele di colleghi più titolati – “quella va a letto con quello, quello trucca le carte, quello si scambia favori con quell’altro, quello attende il suo turno, quello ha brigato per ottenere quel che voleva”, ecc – non può non montarla la desiata spietatezza; non può non dirigersi verso la frontiera dell’“oltre”.
Chi allora può considerarsi innocente? – epperò non dimentico il noto apoftegma: tutti colpevoli, nessun colpevole – chi non sapeva? chi non poteva non sapere e non denunciava? chi non si è giovato delle prerogative di questo o quel capocordata per, se non altro, guadagnare uno stipendio facile? Troie e nessuna vergine. Mi spiace, non metto i dipendenti pubblici tutti sullo stesso piano solo per il rispetto dovuto a chi di cultura ha vissuto, vive e continuerà a vivere. Ma di vergini non se ne parla proprio.
Marco Iacona.
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