di iena giudiziaria marco benanti.
Un figlio malato in carcere, una famiglia disperata e l’Autorità Giudiziaria che…non decide. Dal Palazzaccio di Catania ennesima storia che fa riflettere sulle condizioni generali della giustizia in Italia.
Accade che ad un ragazzo di 25 anni vengono riscontrati problemi psichiatrici. “Non sapendo come comportarci abbiamo chiesto aiuto ai Carabinieri…confidando loro quanto ci accadeva -scrivono in un esposto denuncia i genitori.
“…I Carabinieri, questo sia chiaro, hanno agito in perfetta buona fede ma le cose si sono davvero complicate e stravolte a dismisura.
In pratica è avvenuto che si sono instaurati dei procedimenti penali a carico di nostro figlio dove noi genitori saremmo persone offese (gli contestano addirittura il reato di estorsione e maltrattamenti a nostro danno) ma la cosa grave, anzi gravissima è un’altra: nostro figlio è in carcere per colpa nostra e sta malissimo:… risulta affetto da disturbo della personalità, tossicodipendenza e disfunzione maxillo-facciale che gli provoca ripetute lussazioni della mascella…” .
A conferma delle preoccupazioni della famiglia sono le parole del perito del giudice secondo il quale lo stato di salute del ragazzo è assolutamente incompatibile con il carcere! Non solo lo stesso professionista (perito del Giudice!) ha evidenziato che il detenuto è a rischio suicidio, non è socialmente pericoloso e che lo stesso ha bisogno di percorso terapeutico presso centro di salute mentale competente e programma terapeutico per tossicodipendenti. Tutto chiaro? No, perchè il Gip semplicemente non ha ancora deciso. Malgrado gli sforzi -ripetuti e vani- dei legali del ragazzo.
“Ora che abbiamo preso coscienza della malattia del nostro unico figlio, noi genitori non vogliamo far altro che occuparci della salute fisica e psichica del medesimo, cosa che non possiamo fare essendo che lui è in carcere” -sottolineano i genitori nell’esposto.
Insomma, mentre l’Autorità Giudiziaria è in riserva (nel senso tecnico del termine), una famiglia vive nel dramma. Sperando che non accada nulla. Di irreparabile. Anche perchè -nell’eventualità che nessuno si augura- non ne risponderebbe nessuno. Dicono che sia giusto. In Italia.
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