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Tutto va male ma adesso arriva Tolkien
Pubblicato il 10 Luglio 2021
di Frodo (che non froda)
Clima da finale europea e Pogliese butta la palla in calcio d’angolo, anzi in calcio d’anglo. La città è scontenta della pochezza di questa amministrazione che somiglia a una setta miracolosamente venuta alla luce per occasione astrologica e che governicchia una città che di ben altro avrebbe bisogno, con metodi, e per conseguenza risultati, discutibilissimi. Mi riferisco alla cultura, naturalmente. Del resto si occupino gli altri, se ne hanno il coraggio.
Adesso ci mancavano le “conversazioni” su Tolkien del prossimo 22 luglio. Ospiti d’onore Oronzo Cilli e la principessa Alliata di Villafranca, traduttrice dell’edizione di riferimento della trilogia del professore. Mentre la città langue, ai minimi storici per progettualità (leggi: politica culturale), scivola continuamente sulle bucce di banana, mal ricorda cos’è, quali sono i suoi limiti, quali le sue possibilità, sconosce del tutto le sue relazioni storico culturali col Continente, e per Continente intendo Italia ed Europa, nulla sa del Mediterraneo, intinge le proprie cervella in una letteratura da serie C (non mi riferisco al professore), non ha intellettuali di riferimento, né pubblicazioni serie.
È priva di idee che vadano oltre una siepe ideale, non sa (non ha mai saputo) quali punti di riferimento scegliere, è insomma miseramente allo sbando. L’amministrazione porta a “palazzo della cultura” i tolkieniani. A parte la scelta, appunto da “setta”, a parte l’impossibilità di coinvolgere la città nella sua ispirazione/aspirazione maggioritaria, a parte che con eventuzzi di questo tipo (non è il primo), la fai e la racconti solo a te stesso, m’accorgo che un nome – un docente che da tempo insisteva per creare un gruppo stabile di tolkieniani, con forse qualche aspirazione in più (mi è stato anche confermato da un intellettuale catanese in “esilio”) – non compare in locandina. Mi chiedo da interessato delle vicende nostrane o “vostrane” della destra, come mai sia accaduto.
Sarà quel malcostume destrino per cui collaborare è bene, controllarsi e mantenere le distanze è meglio? Sarà quel vizio per cui dieci fascisti riuscirebbero a formare undici gruppi, con dodici “programmi” e tredici sedi diverse? Chissà. Quel che davvero importa è che l’attuale amministrazione non ha una sola idea che sia una per coinvolgere la città nelle proprie scelte. E allora che Tolkien sia, che marginalità impotente e altezzosa sia (da sciccosi, insomma), e mi raccomando quel “le radici profonde non gelano”, prima dei pasti, recitato tre volte al dì. Magari qualcosa succede.
Mi sa però che i catanesi la conoscono già la storiella delle “radici”, senza aver letto una sola pagina, senza aver assistito ad alcuna prova di Peter Jackson. Senza sentirsi Elfi, Hobbit, re, orchi o nanetti. E di altro necessiterebbero. Che Dio protegga la città, allora (solo un Dio ci può salvare).
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