Un mese fa moriva un altro pezzo della Catania che non c’è più: il libraio-pallavolista Tuccio Urzi’


Pubblicato il 08 Agosto 2019

Immaginare una libreria come un prolungamento di un campo di pallavolo non è cosa di tutti i giorni. Ma il binomio libraio – pallavolista, forse, è un caso unico. Un caso catanese. Il caso di Salvatore Urzì, detto Tuccio, recentemente scomparso, che a Catania, per un trentennio – dal 1956 fino al 1988 – con la sola interruzione del servizio militare, ha suggellato la sua innata passione sportiva con la professione di libraio, nella Libreria Urzì, in via Etnea, per generazioni di catanesi ” ’a libreria quasi all’angulu co viali”.

Dal 1957 fino all’età di 38 anni, partecipando a Montecatini con il CUS Catania ai campionati nazionali universitari, il suo curriculum riporta una lunga partecipazione a tornei – tra cui il torneo internazionale di Mondello a Palermo, dove fu l’unico giocatore catanese a far parte della squadra siciliana che partecipò alle selezioni preolimpiche del 1963 – campionati di serie B e gare di Coppa Italia, dove si contraddistinse per le sue inconfondibili schiacciate sotto rete. In questo contesto, la libreria Urzì si trasformava in un prolungamento del campo di volley, con Tuccio e i compagni di squadra che, come in una sorta di metamorfosi, amalgamavano le tematiche pallavoliste con l’incantevole mondo della libreria. Famosa la frase ricorrente fra i suoi compagni:” Carusi, cchi facemu? Calamu ni Tuccio!”.

Ma, in realtà, a rendere la libreria Urzì un punto d’incontro non erano solo le attitudini atletiche di Tuccio, l’uomo “volante” con il numero 13 sulla maglia. Quello che aveva contribuito a rendere la libreria Urzì un punto d’incontro e non solo per sportivi, e rendere Tuccio un personaggio stimato e amato, era la profonda umanità di quest’uomo di 1,87 d’altezza. 

Si ricordano le frequenti e amichevoli visite in libreria di personaggi come Ignazio Buttitta, Lucio Sciacca, Renato Guttuso e Pippo Fava

Di seguito un ricordo della figlia Claudia:” Amante dello sport, tutto e a tutti i livelli, e sportivo lui stesso…papà era un libraio. Nostra una delle librerie storiche di Catania, la libreria Urzì, appunto, che fummo costretti a chiudere nel mese di febbraio del 1988. Una ferita mai rimarginata. Poi papà fece altro, continuando sempre nel campo dei libri, ma dentro rimase sempre un libraio. Papà era un libraio e fiero di esserlo. Ho bei ricordi della libreria, papà eracapace di trovare un libro senza conoscerne né autore, né editore, solo dall’argomento trattato e dal colore della copertina – le uniche due cose, infatti, che ricordava un cliente entrato in libreria una sera di tanti anni fa… ero presente anche io quella volta, ero una ragazzina, e mi sembrò incredibile che papà… non avevamo ancora il computer, ma mio padre conosceva, e amava, i suoi libri, uno per uno. Non l’ho mai dimenticato.”.
Con la scomparsa di Tuccio Urzì si chiude definitivamente la storia della libreria Urzì, un pezzo di una Catania, che, nel bene e nel male, non c’è più già da tanto tempo. 
Time out, senza rientro in campo.


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