La pioggia battente del primo mattino preoccupa gli organizzatori della manifestazione. Il palchetto è già montato, i portabandiere sono all’opera. Al chiosco, affluiscono i primi funzionari per l’ennesimo caffè prima di iniziare la lotta di piazza contro la manovra del governo Draghi. Circa duecento manifestanti, assembrati/distanziati sul lato est di Piazza Roma, alcuni provenienti da Ragusa, Caltagirone, Siracusa. Non ci voleva, maledetta pioggia, rischia di andare tutto a puttane. Dilaga il pessimismo – quasi lo sconcerto – tra i “big” di Cgil, Cisl e Uil catanesi. Qualcuno avrà mormorato “ci manca solo che arriva Benanti”, ma non ne siamo sicuri. A rendere tutto ancora più “euforico”, è un amplificatore gracchiante che diffonde in loop “Il tempo non torna più” di Fiorella Mannoia”, sotto un cielo talmente plumbeo e basso, ché persino Re Umberto I, Re “Mitraglia”, sembra voler alzare il culo dal monumento equestre su cui è “saldato”, e scappare via, per sentirsi meno solo, certo, sperando di non incontrare l’anarchico Bresci. Finché, per fortuna, smette di piovere, la tensione s’allenta. Che il comizio abbia inizio.
Il tempo non torna più a Piazza Roma. Parla il segretario della Cgil catanese Carmelo De Caudo: un intervento che non rimarrà nella storia e nemmeno nella geografia. “Ma Carmelo è una brava persona”, sussurra qualcuno, “va aiutato, è al suo primo comizio, è emozionato”, “avverte” qualcun altro, area pensionati. D’altronde, il primo comizio non si scorda mai. L’ex Cisl Rosaria Leonardi, sul palco anche lei, assieme a tanti che si accalcano come figurine impazzite, come assetate di vanagloria – rischiando per di più di cadere di sotto – è divisa nel doppio ruolo di “Reggiombrelli” e “Capoclacque”, sicché talvolta, nel battere le mani, sembra sfuggirle l’ombrello di colore verde alga, con grave apprensione dell’Apparato schierato in prima fila. Oggi la “carica di veleno” è minore del solito: promossa.
Di sotto, di lato, a destra, c’è Davide Foti con tutto il cucuzzaro di funzionari, che si porta dietro “come i carri armati di Mussolini”, ironizza un tizio, area Flai Cgil; un Fotiin tenuta da militante, col cappellino rosso. Che carino, Foti col cappellino. Non sembra affatto un uomo di “sistema”, non sembra, caro Ennio Flaiano, quello che è sempre il primo a correre quando c’è da aiutare i più forti: “De Caudo è ‘tranquillante”’, argomenta Foti, su nostra sollecitazione. E’ “tranquillato”, Foti, da De Caudo, sono “tranquillati”, quelli di sempre, quelli del famoso “andamento lento”, anzi meglio “andamento indietro”. Più drastico e perentorio è Jerry Magno, spirito libero come pochi,secondo cui invece non c’è “tranquillanza” ma “depressione”: “Ma non lo vedi come siamo tutti depressi?” si lascia andare.
Il tempo non torna più a Piazza Roma ma in compenso fa piacere rivedere in campo, in trincea, come si dice in questi casi, un vero “uomo di popolo” come Gavino Pisano, un tempo lontano sotto i cento chili e leader degli edili Cisl, oggi semplice spettatore sotto il palchetto. Sotto il palchetto c’è anche l’affascinante Maurizio Attanasio, segretario della Cisl catanese. Gli chiediamo che aria tira in città. “Gli unici critici (all’amministrazione Pogliese, ndr) siamo noi, la Cgil e l’Ugl”, spiega serioso. E la Uil? Meglio lasciar perdere, a quanto pare. Che poi, a dirla ancora più chiara di Attanasio, la Uil non solo non è critica con Pogliese ma ha portato in piazza più bandiere che persone:, sembra quasi di sentire “Scusa, hai visto quello con quattro bandiere?” – “Sì certo, è a prendere un caffè assieme a quello con nove bandiere”. Allucinazioni da cronista assonnato?
Qualcuno, tipo Bruno Guzzardi, persona perbene, porta in spalla la bandiera degli studenti dell’Udu: “Come fai a stare ancora nel Pd?” gli chiediamo. Ride e risponde: “Ma qualcuno deve pur portarla quella bandiera”. Accanto a lui un gruppetto di tre o quattro ex “giovani” che a occhio, minimo, si fa per dire, non vanno all’università dal 1980. Tra questi, all’occorrenza studente ma se serve pure edile, si va “mimetizzando” Dario Gulisano, soggetto, si dice, dotato forse di “lingua in microfibra”. Ci osserva con la coda dell’occhio, ridacchia nervosamente, farfuglia qualcosa, quasi un “caso umano”, verrebbe da pensare.
Dietro di noi, “stile Digos”, o forse stile Piccolo Tamburino Sardo, comunque una specie di “vedetta”, c’è sempre l’ex Cisl Peppe D’Aquila, come quasi a tendere le orecchie. Ci sentiamo come “seguiti”, “marcati a uomo”. Ma forse è solo paranoia da sabato mattina. Del resto, sembra di assistere sempre allo stesso narcotico copione, con la stessa musica e gli stessi orchestrali. E siccome il tempo non torna più, meglio andare via. Ma non prima di aver scambiato due chiacchiere con Franco Garufi, reduce da una “fatica” letteraria d’altri tempi, un saggio dal titolo “La sinistra italiana e il dilemma del porcospino”: “Mi piacciono i tuoi articoli – ci dice – mi fanno ridere, hai un modo originale di raccontare i fatti politici”. Più in là incrociamo l’ex sindaco di Biancavilla Pippo Glorioso, ha sempre l’aria “svaghita” di quello capitato lì per caso: “Sì, mi candido alle regionali dell’anno prossimo”, scandisce tronfio, dando così sostanza alle le voci di un suo incontro, qualche giorno fa, con il segretario regionale del Pd Anthony Barbagallo, pare per discutere di elezioni regionali. Poi c’è Giacomo Rota, diretto ma un po’ sottotono: “Mi muovo – dice – faccio cose. Ma sai cosa mi piacerebbe per davvero? Lavorare nell’isola di Lipari”, ci dice quando evochiamo a lui possibili “deportazioni siberiane” in nome del “nuovo corso”. La moglie, Concetta Raia, tra una foto sul palco con questo e una foto sotto il palco con quell’altra (della serie: ci sono, sono qua, pubblicatemi su Facebook) ci lancia occhiate al “cianuro”: “Lasciala perdere mia moglie, parla con me, io non mi offendo mai, neanche se mi insultano. E quando vuoi, prendiamo un caffè e ti lascio l’intervista”. Rota si conferma uno dei meno peggiori. Quando è solo.
Il tempo non torna più nemmeno per Pierpaolo Montalto, presente con un nutrito drappello di attivisti di Sinistra Italiana. E nemmeno, torna il tempo, per Luca Cangemi del Pci, presente anche lui alla manifestazione ma in solitaria. Assente invece Mimmo Cosentino di Rifondazione Comunista. Pare lo abbiano “abolito” per referendum, Cosentino. Curiosamente assente, o almeno così ci pare, anche il segretario del Pd provinciale Angelo Villari. Ma il tempo non torna più nemmeno per noi di Iene Sicule. E però ora ci è venuto sonno. E’ tempo di andare. Del resto, gli interventi senz’anima e senza vita di Sebastiano Cappuccio della Cisl Sicilia e Ivana Veronese della Uil nazionale sono il colpo di grazia finale. Grazie al cielo, è stata data la parola anche ad una lavoratrice, un bagno di realtà, finalmente. Sì, meglio andare via, anche se è appena uscito il sole e non dovrebbe più piovere.
Ma solo un flash alla fine in questa mattinata psichedelica: tanta nostalgia di Totò Leotta. Pensa tu….Adele Palazzo dove sei? Ci salverai tu?
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