UN “TRIBUNALE FUORILEGGE”: L’AVVOCATO SANFILIPPO SI DIMETTE DAL COMITATO PARI OPPORTUNITA’. DI FRONTE AL “DESERTO DI LEGALITA’ “ DI SEDI CHE NON GLI CONSENTONO DI SVOLGERE IL PROPRIO LAVORO


Pubblicato il 07 Aprile 2025

Tre giorni fa, una rappresentanza di avvocati catanesi ha protestato contro i “processi mediatici”, mettendosi, davanti al Palazzaccio di via Verga, le mani in faccia. Avrebbero forse dovuto mettersi una maschera, magari prendendo in prestito una delle tante barriere architettoniche che ostacolano il lavoro di chi vive la disabilità.

Perché è facile inscenare iniziative coreografiche, con chiari intenti mediatici (paradosso, o forse non proprio un paradosso…), molto più difficile mettere le mani, fino in fondo, nelle palesi e gravi illegalità di cui è costellato il mondo della “giustizia” catanese, a cominciare dalle sue sedi. Parliamo di monumenti di una condizione fuorilegge strutturale, che tanti conoscono, ma che lasciano correre, senza mettersi le mani in faccia. Un po’ come fa la casta dei magistrati, che qualche settimana è riuscita ad inscenare, davanti ad uno di questi monumenti all’illegalità, addirittura una protesta con tanto di Costituzione e coccarda al seguito. Uno “spettacolo” tragicomico: ma la condizione strutturale di illegalità -dovuta anche alle barriere architettoniche- delle sedi della “giustizia catanese” violano o no numerosi articoli della “Famosa Carta”?

Poi accade che un collega, un avvocato coraggioso come Francesco Sanfilippo non possa svolgere la propria professione, non la posso svolgere non solo con decoro, ma proprio concretamente. Lo abbiamo raccontato qualche mese fa (vedi link)

https://www.ienesiciliane.it/giustizia-catanese-un-tribunale-fuorilegge-e-lavv-disabile-rischia-di-non-potere-fare-il-proprio-lavoro/ . Da allora, cosa è cambiato? Poco o nulla. Una serie di contatti, di incontri, telefonate, buoni propositi, scambi sulla carta…e in pratica? Nessun cambiamento di rilievo. Anzi no, l’avvocato Sanfilippo è stato escluso dal tavolo tecnico per affrontare i problemi da lui sollevati, pur essendo stato il primo promotore e avendo messo a disposizione un tecnico da lui pagato. La legalità alla catanese prevede anche questo.

In sostanza, di fronte alle patenti illegalità strutturali delle sedi giudiziarie , consiglio dell’ordine degli avvocati e Corte d’Appello sembrano avere seguito orientamenti convergenti. Convergenti verso il cambiamento per non fare cambiare nulla.

Da parte sua, l’avvocato Sanfilippo, su una sedia a rotella, continua a svolgere il suo lavoro dietro ad un vetro. Dentro una cosiddetta “aula di giustizia”. Ogni settimana è una battaglia, solo per non venire meno ai doveri (e i diritti?) della sua professione. Poi, qualche giorno fa l’avvocato Sanfilippo si è dimesso dal cosiddetto “comitato pari opportunità” dell’ ordine degli avvocati di Catania

“…Tale sofferta decisione è dovuta alla notoria mia non condivisione della linea adottata sul tema abbattimento e/o superamento delle barriere architettoniche, presenti nel distretto territoriale di competenza.

Ragioni di coerenza e lealtà verso i miei principi mi impongono, consequenzialmente, a rassegnare le dimissioni.

Proseguirò la battaglia di civiltà nelle opportune sedi, libero da vincoli, schemi rigidi e costante ricerca di consensi.

Colgo l’occasione per ringraziare le Colleghe ed i Colleghi che mi hanno dato fiducia e tutti i componenti del C.P.O.”.

Una scelta dolorosa, ma consapevole e forse inevitabile, di fronte a tanta indifferenza, a tanta ipocrisia, a tante parole che non portano a niente.

Per l’ennesima, l’avvocatura catanese sceglie di andare a braccetto con i vertici degli uffici giudiziari catanesi, in sostanza sceglie di non disturbare il Potere. Ma le sorprese sono dietro l’angolo….

iena marco benanti.


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