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UNA NUOVO POLITICA PER LA ENDEMICA CRISI IDRICA LE PROPOSTE DI SINISTRA ITALIANA

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La crisi idrica nella nostra isola non è più episodica, ma il risultato più evidente del cambiamento climatico, che causa l’aumento delle temperature e la scarsità di piogge. Il processo di desertificazione è già in corso ed interessa circa il 50% del suolo siciliano. Ciò rischia di cancellare buona parte della nostra economia agricola, migliaia di piccole imprese che con la loro pregiata produzione alimentare garantiscono prodotti di qualità ai consumatori in Italia ed all’estero ed un importante reddito alla nostra economia..

Di fronte a questa nuova realtà, occorre la programmazione di interventi che rispondano al bisogno di acqua per usi civili e per usi irrigui.

Le iniziative del governo regionale sono ancora una volta inadeguate e saltuarie: non si avvia una nuova politica delle acque, ma si ripropongono interventi casuali, estemporanei, schiacciati tutti sulla logica dell’emergenza.

Sinistra Italiana ha avanzato nei mesi scorsi diverse proposte per cambiare quello che sembra un triste destino della nostra terra.

  1. Programmare il rifacimento delle reti idriche per usi civili: nelle nostre città dal 50 al 60% delle acque si perdono in condutture vetuste e bucate. Occorre finalizzare tutti i finanziamenti possibili (PNRR, Fondi Comunitari, Protezione civile cc.) al rifacimento delle reti nelle aree urbane, raddoppiando così l’acqua utilizzabile nelle case dei delle famiglie siciliane.Qui la Regione ha dimostrato tutta la sua incapacità: nel 2021 tutti i 31 progetti idrici presentati furono clamorosamente bocciati dai ministeri. Inoltre ci chiediamo ancora che fine abbiano fatto i 31 milioni di euro stanziati dal PNRR alla SIDRA ed i quasi 16 milioni per l’Acoset, destinati alla

riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua?

  1. Prevedere la continua coltivazione dei pozzi. Se la falda scende è bisogna adeguare il livello dei pozzi per riuscire a captare l’acqua e riportarla in superficie.
  2. Riattivare tutti i pozzi abbandonati o in disuso, rimetterli in funzione con gli opportuni investimenti e aumentare l’acqua disponibile.
  1. Avviare la ricerca di nuovi pozzi e confiscare per fini pubblici i pozzi privati che, in una drammatica fase di siccità, devono essere messi a disposizione della collettività.
  2. Adeguare le 18 dighe su 26, che da decenni sono incomplete per adempimenti burocratici o per il completamento di opere.
  3. Rifornire di acqua le campagne in modo adeguato e certo. Da questo punto di vista il governo annaspa, proponendo impianti di dissalazione, come fossero la panacea di tutti i problemi. Contro la crisi idrica che investe quasi 5 milioni di abitanti, i dissalatori sono una spesa inutile e, addirittura dannosa. Ogni impianto proposto dalla regione dissala 100-200 litri di acqua al secondo, una goccia nel mare, basti pensare che il consumo della sola città di Agrigento è di 1.000 litri al secondo. Inoltre i costi

di gestione e di consumo di energia sono altissimi e si aggirano a € 2 per 1.000 litri: portare l’acqua nelle case costerà ai catanesi migliaia di euro l’anno. Infine l’acqua dissalata non potrà essere utilizzata per l’agricoltura, perché danneggerebbe i terreni e li renderebbe infecondi. La scelta quindi, deve essere molto differente. Occorre cambiare del tutto la politica delle acque nella nostra regione e progettare il recupero totale dei reflui urbani. Infatti i reflui dei depuratori urbani, di cui sono forniti tutti i comuni siciliani, opportunamente fitodepurati, dovrebbero essere destinati

all’agricoltura, convogliati nei bacini artificiali e distribuiti alle imprese agricole, così si darebbe acqua in grandi quantità e per sempre alla nostra terra, evitando la dispersione in mare. Anche su questo si nota il malgoverno del nostro territorio: la costruzione di una condotta capace di trasportare i reflui fitodepurati dal depuratore di Pantano d’Arci alla località Carmito, appaltata nel 2012 è rimasta a tutt’oggi incompleta, sprecando 8 milioni di euro e lasciando a secco gli agricoltori della piana di Catania.

il segretario provinciale Vindigni il segretario cittadino Failla.

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Iene Sicule

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