La crisi idrica nella nostra isola non è più episodica, ma il risultato più evidente del cambiamento climatico, che causa l’aumento delle temperature e la scarsità di piogge. Il processo di desertificazione è già in corso ed interessa circa il 50% del suolo siciliano. Ciò rischia di cancellare buona parte della nostra economia agricola, migliaia di piccole imprese che con la loro pregiata produzione alimentare garantiscono prodotti di qualità ai consumatori in Italia ed all’estero ed un importante reddito alla nostra economia..
Di fronte a questa nuova realtà, occorre la programmazione di interventi che rispondano al bisogno di acqua per usi civili e per usi irrigui.
Le iniziative del governo regionale sono ancora una volta inadeguate e saltuarie: non si avvia una nuova politica delle acque, ma si ripropongono interventi casuali, estemporanei, schiacciati tutti sulla logica dell’emergenza.
Sinistra Italiana ha avanzato nei mesi scorsi diverse proposte per cambiare quello che sembra un triste destino della nostra terra.
riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua?
di gestione e di consumo di energia sono altissimi e si aggirano a € 2 per 1.000 litri: portare l’acqua nelle case costerà ai catanesi migliaia di euro l’anno. Infine l’acqua dissalata non potrà essere utilizzata per l’agricoltura, perché danneggerebbe i terreni e li renderebbe infecondi. La scelta quindi, deve essere molto differente. Occorre cambiare del tutto la politica delle acque nella nostra regione e progettare il recupero totale dei reflui urbani. Infatti i reflui dei depuratori urbani, di cui sono forniti tutti i comuni siciliani, opportunamente fitodepurati, dovrebbero essere destinati
all’agricoltura, convogliati nei bacini artificiali e distribuiti alle imprese agricole, così si darebbe acqua in grandi quantità e per sempre alla nostra terra, evitando la dispersione in mare. Anche su questo si nota il malgoverno del nostro territorio: la costruzione di una condotta capace di trasportare i reflui fitodepurati dal depuratore di Pantano d’Arci alla località Carmito, appaltata nel 2012 è rimasta a tutt’oggi incompleta, sprecando 8 milioni di euro e lasciando a secco gli agricoltori della piana di Catania.
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