Una persona pericolosa


Pubblicato il 05 Febbraio 2021

di Carlo Majorana Gravina

Al sorgere del governo giallo-verde, l’idea di affidare la guida dell’Esecutivo al Prof. Avv. Giuseppe Conte venne avversata, con evidente pre-giudizio, da varie forze politiche. Senza sapere se fosse bruno o biondo o con altri segni particolari, trovando sconcio questo comportamento della platea politica italiana, scrissi il pezzo, ospitato in questa testata, intitolato “Dal conte di Cavour al Conte di Volturara” nel quale criticavo le avversità preventive alle prove di capacità della persona.

Oggi, dopo tutto quello che è accaduto, anche il Presidente della Repubblica ha smesso di cantare la cavatina de “Le nozze di Figaro” (musica di W. A. Mozart) “Se vuol ballare / signor contino / il chitarrino le suonerò”.

La bancarella improvvisata a piazza Colonna, ultimo podio prima di uscire di scena, ha dato la misura del personaggio, incapace di capire e gestire l’unico comportamento che, in questo frangente, avrebbe potuto assumere a proprio vantaggio.

Dall’apertura della crisi, il nostro si agitava con presunzione, non autorizzata e poco lucida, da mitomane. Visto che ci teneva, doveva tentare e sperare sino all’ultimo, ma quando Mattarella ha posato il chitarrino sarebbe stato meglio assumere un atteggiamento da Cincinnato del tipo “ho fatto quello che ho potuto, adesso torno alla cattedra e ai tribunali”.

Sarebbe stato un gesto dignitoso e, finalmente, un atto di riguardo nei confronti del Parlamento, da lui abitualmente snobbato. Invece ha dimostrato all’opinione pubblica solo che ci aveva preso gusto.

Così si è tagliato fuori almeno dal primo giro: non è restato, per dirla con metafora calcistica, in panca a disposizione ed ha imboccato mestamente lo spogliatoio.

Eppure i suoi due anni alla guida del governo del Paese in tempo di pandemia potevano essere un riferimento utile, anche se ritengo che proprio su questo fronte sia stato una frana, poiché Conte ha compagni di merenda.

La pandemia è spesso equiparata a una guerra; proprio per questo mi sarei rivolto agli ambienti più competenti: gli ospedali per gli aspetti igienico-sanitari, lo Stato Maggiore dell’Esercito per la strategia e la diplomazia per le relazioni internazionali.

Forse sfugge a molti quello che fanno da sempre questi ultimi due apparati dello Stato. E neanche il suonatore di chitarrino glielo ha ricordato.

Insomma, mentre tutte le cancellerie sono in grande movimento, Conte, agendo con presupponente ignoranza, ha emarginato l’Italia mancando di avvalersi di persone esperte e capaci.

L’Esercito, da sempre, studia scenari nazionali e internazionali, addestra alla sopravvivenza nelle condizioni più estreme, anche in campo medico (ospedali da campo, chirurgia di urgenza), con le peculiarità delle varie armi. Tutte attività che in questi frangenti avrebbero dato indicazioni utili ed efficaci, di certo migliori di quelle ottenute dal parterre da lui nominato e schierato.

Conte non ha chiamato al suo fianco i ministri competenti per materia (Esteri, Sanità e Difesa). Come mai? Sapeva della loro incapacità? E, allora, perché non li ha estromessi assumendone gli interim?

Se per un verso, la situazione è stata vista da lui come occasione per proporsi come l’uomo solo al comando, anche in barba al suonatore di chitarrino (teniamo presente la sua affezione morbosa ai servizi e gli sfruculiamenti di Renzi); peraltro non ha avuto né la capacità né l’energia per compiere l’unica mossa che lo avrebbe messo effettivamente in quella posizione.

Ha preferito galleggiare sino all’ultimo, forte della sua debolezza e della condizione comatosa degli eventi e dei partiti a suo sostegno.

Insomma un parvenu di modesta levatura pericoloso per le istituzioni. Penso che nessuno lo chiamerà. Tornando al mio precedente titolo, tra Conte e il conte di Cavour non c’è partita.

 


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