Il quintetto rossazzurro supera la Nova Capo Basket, in trasferta, per 86-72 foto Romano Lazzara. CAPO BASKET 72 ALFA BASKET CATANIA 86 Capo: Franchina, Ioppolo, Spadon 6, Carlo Stella 3, Albana 2, Paez 6, Charumbira 4, Samardzic 19, Vuijc 3, Sidoti 13, Scolaro, Sabatino 16. All. Pizzuto. Alfa: Ruffino ne, Gatta 15, Drigo 7, Torrisi 2, D’Aquino, Budrys […]
Una “Voce che grida nel deserto” è fiato sprecato?
Pubblicato il 16 Aprile 2025
Riceviamo e pubblichiamo:
“Agli Organi di stampa con preghiera di pubblicazione
Nel susseguirsi di incontri sulle periferie catanesi ed in particolare su San Cristoforo, mi sono più volte soffermato sull’indispensabilità di coinvolgere le persone e le organizzazioni sociali che si impegnano su quei territori e sul dovere di creare strumenti stabili di collaborazione fra l’Amministrazione e le forze sociali.
Ho notato una sorta di schizofrenia, con un fronte volenteroso di tentativi di coinvolgimento ed un fronte omertoso che sotto traccia fa affari con le risorse dedicate al welfare.
C’è una grande disponibilità di risorse per sostenere le persone fragili e le comunità disagiate e dunque c’è un grande business che va gestito e organizzato.
Ci sono anche grandi dubbi sulla legittimità degli atti compiuti dai vari uffici e organi comunali, ma su questo fronte c’è chi deve approfondire e spero tanto che lo faccia.
Una cosa è certa: a Catania il welfare è un grande affare di centinaia di milioni di euro e la cerchia degli attori coinvolti è molto ristretta e altrettanto ripetitiva.
Ma ci sono vicende che evidenziano la schizofrenia politica e amministrativa, sono dei segnali che non si possono trascurare, ma che a me sembra nessuno voglia vedere.
Uno dei capisaldi dell’azione amministrativa legata al welfare punta al contrasto della devianza minorile e della dispersione scolastica. Il tema evocato è che si formino “Comunità educanti” e che in rete costruiscano occasioni per liberare i bambini e i ragazzi da uno stigma. Si sono svolti simposi, sottoscritti protocolli, si sono spese enormi risorse nelle periferie, ma – “stranamente” – la devianza minorile e la dispersione scolastica sono in costante aumento. E’ evidente come c’è stato e c’è un arretramento dei soggetti pubblici che ne hanno la responsabilità e che i soggetti privati svolgono un lavoro improbo ma molto isolati, spesso volutamente contrastati dagli stessi decisori pubblici.
Per arrivare al punto, occorre capire cos’è e come si forma una vera Comunità educante e soprattutto partire da un concetto indispensabile: se non si lavoro sulla cultura degli adulti e sulla qualità di vita nei luoghi è pressoché impossibile cambiare lo stigma dei bambini e dei ragazzi.
Mi sono particolarmente appassionato alle iniziative dell’Impresa sociale Con i bambini, perché è uno dei pochi soggetti che con sistematicità parla di Comunità educanti e gestisce un fondo pubblico sui temi della devianza minorile e della dispersione scolastica. Il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile è nato nel 2016 da un’intesa tra le Fondazioni di origine bancaria, rappresentate da Acri, il Forum Nazionale del Terzo Settore e il Governo. Con i Bambini, società senza scopo di lucro interamente partecipata dalla Fondazione Con il Sud, è stata costituita nel 2016 per attuare i programmi del Fondo.
Sul sito della stessa si legge che “La risposta al fenomeno della povertà educativa minorile è la comunità educante, che comprende l’insieme dei soggetti coinvolti nella crescita e nell’educazione dei minori. In primis scuola e famiglia, ma anche organizzazioni del Terzo settore, privato sociale, istituzioni, società civile, parrocchie, università, i ragazzi stessi. Comunità educante è l’intera collettività che ruota intorno ai più giovani. Una comunità che cresce “con” loro, e non solo per loro; che educa gli adulti del domani, ma che si fa anche educare e cambiare da loro. Per far nascere una comunità educante è necessario coinvolgere tutti i soggetti del territorio nei progetti per riportare i ragazzi e le loro famiglie al centro dell’interesse pubblico. Condividendo strumenti, idee e buone pratiche è possibile raggiungere l’obiettivo comune di migliorare le condizioni di vita di bambini e ragazzi, che diventano non solo destinatari dei servizi, ma soprattutto protagonisti e soggetti attivi delle iniziative programmate e attivate”.
Questa affermazione è frutto di studi di decenni ma anche di iniziative sulla promozione di Comunità educanti che quell’Ente ha fatto sul territorio, finanziando anche progetti importanti nella Città di Catania, come quelli promossi dal COPE o da Manitese o dal Consorzio Il Nodo, Coop Prospettiva e tanti altri.
Forse è troppo presto per comprendere quale sia la ricaduta di questi progetti, a cui possono aggiungersi altrettanti progetti e servizi messi in campo dall’Amministrazione comunale nell’ultimo quinquennio a supporto dell’educazione di bambini e ragazzi e i fondi del PNRR gestiti a livello ministeriale dall’Agenzia di coesione territoriale e oggi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite una struttura di missione.
Decine di progetti che sono confluiti su Catania, milioni di euro spesi per salvare la vita di bambini e ragazzi, ma – come ho già scritto – la devianza minorile e la dispersione scolastica a Catania sono cresciute…forse è un po’ diminuita la disoccupazione fra gli operatori sociali.
Bene ha scritto il presidente dell’Impresa sociale Con i bambini Marco Rossi-Doria: “Sostenere le comunità educanti vuol dire prendersi cura, dare forza alla riflessione sul campo e alle competenze di donne e uomini che tengono unita l’Italia perché si occupano di bambini e bambine, ragazzi e ragazze esclusi e fragili. Significa davvero investire sul futuro del Paese. Si tratta della prima azione di sistema a livello nazionale, necessaria non solo per affrontare efficacemente il fenomeno della povertà educativa minorile, ma anche per innovare i processi di sviluppo del Paese partendo dai giovani e da tutto il mondo che ruota attorno ad essi: scuola, famiglia, coetanei, quartiere, terzo settore, istituzioni, imprese”.
Ho voluto sottolineare l’azione dell’Impresa sociale Con i bambini, perché l’ultima iniziativa, denominata “Organizziamo la speranza”, a cui ha dedicato un Fondo di 50 milioni di euro, ha selezionato 15 ASES – Aree socio-educative strategiche e, fra queste, il Centro storico di Catania. Nei prossimi giorni si terrà il primo incontro con le 30 realtà catanesi che si sono candidate alla co-progettazione
L’obiettivo di “Organizziamo la speranza” è costruire e rafforzare una grande alleanza educativa per potenziare le capacità delle comunità educanti di 15 territori vulnerabili. In particolare, si intende sperimentare, nelle aree socio-educative strategiche, interventi multi-dimensionali finalizzati a produrre un significativo e visibile miglioramento delle opportunità socio-educative e del benessere di bambini, bambine e adolescenti…le Istituzioni (a partire dal Comune di Catania) e gli Enti di Terzo Settore selezionati, saranno chiamati a partecipare attivamente al percorso di analisi dei bisogni, individuazione delle sfide di cambiamento e di successiva progettazione partecipata. Il primo step per gli ETS saranno delle sessioni di confronto sulle traiettorie di cambiamento delle aree. Per ogni area sarà attivata poi una cabina di regia territoriale, costituita a partire dal nucleo degli enti pubblici e privati già coinvolti nella fase di preparazione dell’iniziativa e alla quale saranno invitati a partecipare anche gli attori locali che rivestono ruoli e responsabilità nella comunità educante. Anche la cabina di regia si confronterà sulle traiettorie di cambiamento delle aree e fornirà indirizzi e supporto per la sostenibilità e addizionalità degli interventi promossi grazie al Fondo. Con i Bambini, sulla base degli elementi valutativi acquisiti nella prima fase e in conformità agli orientamenti espressi dalla cabina di regia territoriale, procederà all’individuazione degli Enti di Terzo Settore ai quali conferire un “mandato esplorativo”, chiedendo loro di predisporre una “idea progettuale”, con chiari obiettivi di cambiamento per il breve, medio e lungo periodo e comprensiva di una proposta di partenariato, che includa il maggior numero possibile degli enti effettivamente operativi nelle Aree.
Tutto quanto narrato – e che in parte sarà ancora da narrare – si scontra con la schizofrenia del Comune di Catania, che pubblica sulla piattaforma Acquisti in rete una gara pubblica da 9.134.941,24€ – si, proprio novemilionidieuro – per la costituzione di una “Comunità Educante: hub di servizi per minori”, prevedendo la costituzione di 18 Centri multifunzionali di esperienza aperti alla comunità, distribuiti in aree della città caratterizzate da grave esclusione sociale e culturale.
Il vulnus di questa iniziativa sta nel fatto che può partecipare alla gara il soggetto o i soggetti raggruppati che abbiano un volume di affari (perché di affari si tratta) pari all’importo posto a base d’asta, ovvero 9.134.941,24€. Ovviamente non ha nessun rilievo il fatto che sul territorio possano esistere “Centri” di questo tipo se non si riesce a stare nella cordata delle imprese che parteciperanno alla gara.
Qui sta l’ossimoro, l’anarchia istituzionale, la schizofrenia dei decisori pubblici, che, pur esprimendo la necessità di concertazione e di collaborazione per provare a vincere la sfida nelle periferie esistenziali catanesi, promuovono loro stessi una procedura di gara a cui possono partecipare benissimo attori da ogni parte del globo terrestre, fregandosene delle infrastrutture sociali che sui territori stessi operano. Evidentemente nell’idea dell’Amministrazione comunale catanese c’è il concetto che la Comunità educante possa essere acquista ed importata dal mercato globalizzato e calata dall’alto secondo il concetto di “benedizione universale”.
Si badi bene, è solo l’ultima (ad oggi) prodezza in questo senso e fa seguito ad altre prodezze simili, del tutto ignorate dall’opinione pubblica e forse anche da parte degli stessi decisori pubblici.
C’è qualcosa di illegittimo in tutto ciò? Davvero non lo so e non mi interessa. Sicuramente c’è tanto di immorale, perché si palesa un enorme spreco di risorse pubbliche senza alcun cambiamento per le persone e le comunità sofferenti.
Si palesa anche un totale scollamento fra le iniziative del Comune di Catania in favore delle periferie, perché le risorse ad esse destinate passano per canali differenti e non sono frutto di politiche pubbliche univoche, di piani di sviluppo, di collaborazione o concertazione.
Se io fossi un decisore pubblico, vorrei mettere insieme tutte le risorse, vorrei intorno ad un tavolo tutti gli attori presenti su un territorio, vorrei costruire insieme un Piano strategico e, soprattutto, vorrei dialogare con i cittadini per conoscere il loro punto di vista. Cestinerei una gara come quella da 9 milioni di euro, perché è un affare soltanto per chi la vince, sicuramente non per le persone e le Comunità.
“Il concetto di comunità educante è un approccio cruciale – sono sempre parole di Marco Rossi-Doria, presidente di Con i Bambini – perché occorre una responsabilizzazione collettiva rispetto ai processi educativi e di crescita dei giovani. Sostenere le comunità educanti vuol dire prendersi cura, dare forza alla riflessione sul campo e alle competenze di donne e uomini che tengono unita l’Italia perché si occupano di bambini e bambine, ragazzi e ragazze esclusi e fragili. Significa davvero investire sul futuro del Paese. Per affrontare efficacemente il fenomeno della povertà educativa minorile, occorre innovare i processi di sviluppo del Paese partendo davvero dai giovani e da tutto il mondo che ruota attorno ad essi: scuola, famiglia, coetanei, quartiere, organizzazioni di terzo settore, istituzioni, imprese, per generare opportunità di crescita non solo per loro ma per tutto il Paese”.
Per tutte queste ragioni ho chiesto all’Amministrazione comunale la revoca in autotutela della procedura di gara PER L’APPALTO DI SERVIZI “Comunità Educante: hub di servizi per minori” Determina a contrarre n.N. 11/ 3201 del 12/12/2024 CIG: B50A38B8D4 –CUP: D69G2400011220006 per l’evidente e palese scollamento della stessa dai Piani di recupero e valorizzazione delle periferie della Città di Catania e chiedo, altresi, che le risorse previste siano utilizzate all’interno dei medesimi Piani, secondo il principio di concertazione e collaborazione a cui richiamano le direttive comunitarie, le leggi nazionali, le disposizioni costituzionali e, per ultima, la legge d riforma del terzo settore.
Voce di uno che grida nel deserto…da quarant’anni mi batto per migliorare la vita delle persone e mi rendo conto che ho perso la battaglia…ma non perderò mai la speranza nel cambiamento.
Edoardo Barbarossa”.
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