OGGI ALLE 10 MANIFESTAZIONE Anche per Enrico Trantino,questa volta si è andati al di là della decenza. Al dilà di “Sua Maestà” l’interesse privato, che anche con l’amministrazione Trantino ha finora fatto il bello e il cattivo tempo, nel tragicomico silenzio fra gli altri di quelli della “destra sociale”. Un ossimoro. Ma cosa c’è all’orizzonte? […]
Un’area a lungo abbandonata, da ieri è al centro dell’attenzione del Comune. Ecco il comunicato
Pubblicato il 30 Agosto 2018
Ultime: per il ricorso alle sezioni unite della Corte dei Conti l’incarico è stato dato al prof. Agatino Cariola. I sindacati incontrano il sindaco: ma nessuno ricorda loro le responsabilità di anni e anni di contrattazione e di presenza nel governo cittadino?
La scena è tipica delle commedie, in particolare di quelle all’italiana: l’avvocato, di fronte ad un imputato chiaramente colpevole, si rivolge ai giudici con queste parole quasi disperate: “mi rimetto alla clemenza della Corte”. Ecco, con una metafora, il comune di Catania è in queste condizioni: una situazione di bilancio disastrosa, debiti a go go, nel contesto generale di un economia asfittica, con disoccupazione di massa e sottoccupazione e lavoro nero come regola. Insomma, chi dovrebbe pagare -e soprattutto come dovrebbe farlo- quell’oltre miliardo e mezzo di debiti? Dissesto sicuro, allora? La Corte dei Conti lo ha accertato, ma ora cosa accadrà? Nemmeno il tempo si leggere le delibere della Corte, che sono veri e propri atti d’accusa contro la “classe dirigente” di questa disgraziata città, che subito si è messo in azione quello che potrebbe chiamare il “partito dell’antidissesto”
Da più parti -e non è assolutamente una novità- si avanzano dubbi sulla possibilità di arrivare davvero alla dichiarazione di dissesto (che ricordiamo è di competenza del consiglio comunale). Ora, intanto in tanti spingono perchè l’amministrazione Pogliese presenti il ricorso alle sezioni unite della Corte dei Conti. Ma -ci potremmo chiedere- con quali prospettive e soprattutto partendo da quali contenuti difensivi? E’ davvero immaginabile una difesa di fronte alle “feroci” frasi che i giudici della Corte hanno vergato sui conti di Palazzo degli Elefanti? Insomma, siamo davvero come in una commedia all’italiana: ci manca solo l’avvocato Gassman a chiedere “la clemenza” ai giudici.
Facciamo degli esempi: ecco cosa scrivono i giudici nella delibera 154-2017: “le predette criticità, in coerenza con gli indirizzi espressi dalla Corte Costituzionale e già in precedenza richiamati in riferimento alla natura del bilancio quale ‘bene pubblico’, determinano la necessità che, con specifico riguardo alle condotte adottate con le quali sono state poste in essere le scelte contestate, possano essere svolte le più idonee valutazioni da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Catania e della Procura Regionale della Corte dei conti alle quali il Collegio reputa opportuno trasmettere la presente deliberazione.
Il provvedimento di deferimento ha altresì evidenziato che l’avanzo di amministrazione 2015 risulta destinato a finanziare spese correnti relative ai servizi prestati dalle società partecipate. In particolare rileva l’ammontare del finanziamento destinato a remunerare i servizi resi da Catania multiservizi per 724.978,65 euro, pur risultando tra le previsioni stabilite dal piano di riequilibrio per rinvenire le necessarie risorse da destinare alla copertura dell’ammontare complessivo di passività gravante sull’ente, una misura specifica avente ad oggetto proprio il contratto esistente con la partecipata Catania multiservizi per il quale si prevedeva (misura 4, azione 22) la riduzione complessiva dei costi pari a 15 milioni di euro in considerazione di una riduzione annuale delle corrispondenti spese per 1,5 milioni di euro.
La predetta riduzione, per potere essere considerata effettiva, deve riguardare non soltanto il corrispettivo fissato nel contratto destinato a regolamentare i rapporti tra le parti ma, più in generale, deve ricomprendere tutte le remunerazioni corrisposte a qualunque titolo a favore della partecipata in quanto, in caso contrario, l’obiettivo della riduzione della spesa risulterebbe solo formalmente dichiarato”. “ Basta questo? Non andiamo avanti: “in conclusione, l’esito di questa attività di controllo, che comunque si ricollega a quelli delle precedenti verifiche sul piano di riequilibrio svolte in riferimento agli esercizi 2014 e 2015, consente una rappresentazione della situazione economico-finanziaria contraddistinta dalla sussistenza di gravi e rilevanti irregolarità contabili registrate nel corso degli ultimi esercizi finanziari, oltre che dalla sussistenza di un considerevole ammontare di passività, in gran parte sottostimate al momento dell’approvazione del piano che, in ogni caso, alla data odierna, appaiono tali da non consentire l’attuazione del programmato risanamento e che, viceversa, evidenziano un preoccupante definitivo consolidamento e, per talune di esse, addirittura un sostanziale aggravamento.
Ciò premesso, risulta indifferibile, nell’interesse generale, prevedere il risanamento dell’ente nelle forme disciplinate dall’articolo 244 del Tuel in quanto l’anzidetto esito appare indilazionabile e necessitato”( delibera corte dei Conti Sicilia sez. controllo 153/2018 del 4 maggio 2018 depositata in segreteria della Corte il 23 luglio 2018 ). E concludiamo, solo a mo’ d’esempio, con quanto è scritto fra l’altro nella delibera 154 della Corte dei Conti: “relativamente al risultato di amministrazione si è accertato, oltre al rilevante incremento deldisavanzo, anche l’irregolare determinazione del medesimo, in considerazione della mancata previsione e della sottovalutazione degli accantonamenti riferiti al fondo rischi spese legali e alfondo perdite società partecipate.Peraltro, il Collegio ha ritenuto che il programmato ripiano del disavanzo di amministrazione di140 milioni, come già determinato al momento dell’approvazione del piano di riequilibrio, non
possa essere modificato con un riparto su trenta anni, sulla base di quanto previsto dall’articolo1, comma 434, della legge 232 del 2016,
in quanto la relativa delibera di approvazione dellamodifica del piano di riequilibrio è intervenuta solo in data 2 giugno 2017, cioè oltre il termineperentorio fissato dal legislatore (31 maggio 2017), ed in mancanza del presupposto Sostanziale del rispetto dei tempi medi di pagamento dei creditori.La mancanza dei presupposti per attuare la modifica del piano e per la conseguenteripartizione in trenta anni del predetto disavanzo, determina, quale effetto, la necessità diripianare i 140 milioni entro il 2022, con un onere rilevante e crescente per ciascuno degliesercizi finanziari futuri”.
Tutto chiaro? Forse no? Eppure, in città, da più voci, è partito l’allarmismo sugli effetti del dissesto: e puntualmente, anche dal quotidiano locale, sono partiti allusioni non troppo velate in direzione del sindaco Pogliese perchè eviti il default. E l’operazione verità su quanto accaduto? Chi la dovrebbe fare? Chi dovrebbe dire ai catanesi che il loro futuro per decenni è di fatto ipotecato? Che i servizi del comune rischiano di essere ridimensionati, che i crediti di tante imprese vanno incontro ad una falcidia consistente, insomma che futuro ha questa città? Eppure su facebook si possono leggere cose del genere:
“il dissesto finanziario di Catania è frutto di logiche scellerate, adottate in passato soprattutto dal centro destra di Scapagnini. Consulenze esterne milionarie a chi aveva portato voti, soprattutto alle truppe di Raffaele Lombardo, soldi sottratti a voci di spesa specifiche, arbitrariamente spostati per distribuire prebende agli impiegati e porcate simili. Se poi si aggiunge il tasso di evasione dai tributi comunali (metá dei catanesi non paga la TARI) e il dissesto é servito. Pogliese non cerchi di scaricare su Bianco la responsabilità di questa situazione, che sta tutta tra i suoi compagni di partito.” L’autore è il cantante Mario Venuti. Peccato che come abbiamo scritto una settimana fa il “suo” sindaco Enzo Bianco è riuscito nell’impresa di (quasi) raddoppiare i debiti dell’amministrazione Stancanelli.
Ecco, come accaduto tante altre volte, Catania ha bisogno di verità, non di scorciatoie. Ma quali forze davvero vogliono vedere in faccia la verità in questa città di teatranti?
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