“Università bandita”: dove eravamo rimasti? Riprendiamo da Giacomo Pignataro


Pubblicato il 14 Ottobre 2019

di iena marco pitrella (col concorso morale di marco benanti)

Concorso dopo concorso dopo concorso dopo concorso torniamo a occuparci dei protagonisti, tutti chiarissimi, dell’inchiesta “Università bandita”, così tanto per non dimenticare

Come quando Giacomo Pignataro (nella foto) è diventato rettore, correva l’anno 2013, e come quando Giacomo Pignataro, correva l’anno 2016, rettore non lo è più stato: ecco “Università bandita”. Associazione a delinquere – la tesi dell’accusa – che aveva un fine: “garantire la nomina di docenti, ricercatori e dottorandi – è l’accusa – preventivamente individuati dagli associati”.

Quindi, a vario titolo, abuso d’ufficio, quindi corruzione, quindi induzione indebita, quindi falso ideologico, i reati contestati.

E nell’ordinanza, dell’associazione a delinquere, Giacomo Pignataro, è definito il “promotore”.

A dispetto di quel che si è letto nell’ordinanza, diventa secondaria, quasi senza importanza, il fatto che la moglie di Giacomo Pignataro, Daniela Torrisi, sia stata nominata da Salvo Pogliese, sindaco di Catania, componente del nucleo di valutazione del comune, nel marzo del 2019.

Catania, si sa, è la città delle famiglie e bene ha fatto allora il nipote, Giuseppe, anch’egli Pignataro, a starsene a Bologna, a fare ricerca al dipartimento di economia.

Giacomo Pignataro: da magnifico rettore a “promotore” dell’associazione.

La vicenda inizia nel 2015, il 27 di febbraio: il C.G.A. annullava lo statuto d’ateneo, quello approvato sul finire del 2011, imponendo al rettore la ricostituzione degli organi statutari, il senato accademico e il consiglio di amministrazione.

Va spiegata passo passo la faccenda.

Trascorrerà un anno perché Pignataro si decida ad indire nuove elezioni per il senato accademico (che si svolgeranno il 12 di ottobre); tant’è che proprio contro l’“inerzia ingiustificata” diPignataro ci sarà una nuova pronuncia del C.G.A., (su ricorso di Elia Febronia, docente di scienze della formazione).

Dopo quest’ultima pronuncia, pure Pignataro ricorre al C.G.A. Motivo? Comprendere se la decadenza del senato e del consiglio d’amministrazione si estendesse anche al rettore. Il dilemma: Pignataro era decaduto o non era decaduto?

È quel che accade nel frattempo, in attesa che il C.G.A. si pronunci, a dire tanto e a dire troppo e a dire tutto.

Pignataro, venuto a sapere da Andrea Scuderi, suo avvocato, che a decidere del ricorso sarebbe stato il giudice Claudio Zucchelli, presidente del C.G.A., per il tramite di Fabrizia Lapercola, direttore generale del ministero dell’economia e delle finanze, va a incontrare il presidente del Tar, il 7 di settembre del 2016: “Appreso illecitamente da Zucchelli – si legge nell’ordinanza – il contenuto della sentenza non ancora pubblicata”, il rettore verrà dichiarato decaduto il 25 novembre.

Appreso illecitamente”: è superfluo ogni commento.

Intanto, come già detto, il 12 di ottobre dello stesso anno, Pignataro ottempererà la sentenza del C.G.A.: indirà l’elezioni per il senato accademico. Al senato accademico ci sarà Uccio Barone e ci sarà Michela Cavallaro, ci sarà Filippo Drago e ci sarà Enrico Foti, ci sarà Giovanni Gallo e ci sarà Carmelo Monaco, ci sarà Roberto Pennisi e ci saranno i Purrello, Roberto e Francesco, ci sarà Giovanni Puglisi e ci sarà Stefano Puleo e ci sarà Giuseppe Sessa… “i fedelissimi”, li definisce il Gip.

Scrive il gip: “è di palese evidenza che i fedelissimi di Pignataro siano eletti e siedono nel senato di cui pilotano le decisioni, essendo quegli stessi direttori di dipartimento che con Pignataro prima e Basile poi hanno pilotato decine di concorsi”.

Pignataro prima e Basile poi, dunque: “già nell’autunno 2016 prendevano corpo le intese tra Pignataro e Basile”.

A novembre, in attesa che il C.G.A. si pronunci sulla eventuale decadenza da rettore, Pignataro, intercettato a discutere con Giovanni Di Rosa, docente di giurisprudenza, diceva: “domani sono a Roma vediamo di riattivare con il mio collega il canale Tremonti… poi ho attivato Bianco e Burtone…”

Da notare come siano (quasi) tutti del Pd: del Pd lo è Enzo Bianco e del Pd lo è Giovanni Burtone.

La domanda va domandata: perché, “in attesa di giudizio”, Giacomo Pignataro “attiva” Enzo Bianco?

Perché, “in attesa di giudizio”, Giacomo Pignataro “attiva” Giovanni Burtone?

Pignataro, dicevamo, il 25 novembre del 2016 viene dichiarato decaduto.

Ora un altro il dilemma: ricandidabile o non ricandidabile?

Sarebbe stata di Roberto Purrello l’intuizione: “un cartello tra Pignataro e Basile.

Del resto, il successore di Pignataro, Basile appunto, dell’associazione a delinquere sarà individuato come “il capo”.

Il 27 novembre su iniziativa di Pignataro, appuntamento a casa Magnano San Lio: presente Francesco Basile e presente Roberto Pennisi, presenti i Purrello, Roberto e Francesco, e presente Giuseppe Sessa, presente Vincenzo Di Cataldo e presente Alessandra Gentile e presente Nunzio Crimi.

Sottolinea, in proposito, il giudice: “emblematica della permanenza e della difesa dell’associazione nel momento in cui la stessa possa essere in pericolo, il ruolo di Pignataro, che assumendo a sé un ruolo apicale, raccomanda il mantenimento dell’unità”.

In fondo, le fazioni ci sono sempre state: Pignataro e Basile contro Lucio Maggio e Tony Recca.

A poco a poco, per ogni passo indietro di Pignataro, “il promotore” un passo avanti di Basile, “il capo”, per la carica di rettore. A suggellare il patto fra i due, Pignataro e Basile, c’è persino il garante: Pietro Navarra, rettore dell’università di Messina, “come nella migliore ortodossia criminale”, aggiunge il Gip.

Chi l’avrebbe mai detto che Giacomo Pignataro, con quella faccia un po’ così e l’espressione un po’ così…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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