di iena marco pitrella
Francesco Priolo, rettore dell’università di Catania, sembra aver deciso: l’università di Catania non si costituirà parte civile nel processo – se mai vi sarà rinvio a giudizio – contro quei professori tanto chiarissimi e quanto specchiati, accusati, a vario titolo, di associazione a delinquere.
Così è e così pare: anche se, a dire il vero, è ancora in tempo.
Magnifico! sia fatta la sua volontà.
E però, da lui che uomo delle istituzioni, e che istituzioni, il perché della scelta, andrebbe motivato… e seriamente.
Ce lo dica, Priolo, il motivo.
E Ce lo dica cosa ne pensa dell’intera inchiesta e di tutta la faccenda.
Che poi, proprio del processo, a chi è garantista per natura e per cultura, interessa poco o niente, è di certi fatti (al netto dei reati) che vorrebbe sentire parlare il rettore.
Ce lo dica, come mai, i figli dei professori, i nipoti, i cugini e persino i parenti della zita siano sempre stati più uguali degli altri. Ce lo dica se non è troppo disturbo.
Ce lo dica di Gianbattista Sciré da nove anni a bagnomaria nonostante la sentenza voglia salga in cattedra. Oggi ne ha scritto Gian Antonio Stella – per la quarta volta! – sul “Corriere della Sera”.
Ce lo dica, dunque.
Astenersi da frasi di circostanza.
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