Università Cosa Loro: “La Sicilia” omette passaggio su Decano Di Cataldo, ecco il testo originale da “Trasparenza e Merito”

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“Gentile Direttore,
la nostra Associazione guarda con attenzione e preoccupazione alle vicende dell’ateneo dopo i noti fatti emersi dall’inchiesta “Università bandita”. I reati ipotizzati dalla Procura e confermati in prima battuta dai giudici, le misure di interdizione a carico dei vertici, il linguaggio delle intercettazioni richiedono una riflessione autocritica da parte di tutto il mondo accademico di fronte all’opinione pubblica, che finora è mancata. A fortiori visto che la questione del reclutamento irregolare si spinge ben oltre le colonne dell’ateneo catanese. Si tratta, come abbiamo già ricordato nella Lettera aperta alle istituzioni, di una “emergenza costituzionale”, laddove gran parte dei concorsi pubblici vengono “pilotati”. Il Presidente Conte ha risposto disponendo, in accordo con il Ministro Bussetti, l’invio degli ispettori all’Ateneo di Catania. Ma ciò, a nostro avviso non può bastare. E’ stato detto che non sarebbe giuridicamente percorribile la via del commissariamento (che avrebbe garantito tutti i cittadini e avrebbe consentito di fare chiarezza). Non è affatto vero: la tesi che si possa commissariare un ateneo “esclusivamente per casi di dissesto finanziario” parrebbe infondata. Si è
trattato forse di una scelta politica del Ministro per evitare di creare il precedente del commissariamento che avrebbe determinato una crisi della Crui (Conferenza dei rettori) e di altri
atenei implicati in altrettanto gravi vicende giudiziarie.
Nell’ambito dei più generali poteri riconosciuti al Miur di indirizzo e di coordinamento delle università, e in particolare, nello stesso decreto luogotenenziale del 1944, al Ministro è sempre possibile procedere, nel caso di “gravi motivi” e reiterate violazioni di legge, al commissariamento degli atenei (in quanto enti pubblici). L’autonomia universitaria, riconosciuta e tutelata dalla legge, non è intangibile e può mai degenerare in irregolarità e illeciti, come avvenuto a Catania. Si è scelto invece di percorrere la solita scorciatoia secondo la logica che “i panni sporchi si lavano in casa”, ovvero di affidare l’indizione delle elezioni per la nomina del nuovo Rettore, che si
svolgeranno in piena estate, al Decano di Catania, già peraltro protagonista in passato di una
vicenda in cui si è attribuito poteri conferiti al Rettore per escludere illegittimamente un candidato ad un concorso universitario, arrecando un danno erariale.

Pertanto avanziamo seri dubbi anche sulla legittimità di questa procedura avallata anche dal Ministero. Del resto, l’unico “organo accademico” competente ad avviare la procedura elettorale è il Senato accademico che non può essere convocato e presieduto da altri all’infuori che dal Rettore o dal Prorettore, ma in questo caso non era possibile per ovvie ragioni.
Veniamo, infine, ai candidati a Rettore. A salvaguardia dei principi di trasparenza e buon andamento della pubblica amministrazione, chiediamo a tutti e 5 i docenti di dichiarare pubblicamente prima delle elezioni se intendono: 1) fare costituire l’Ateneo come parte civile al processo nei confronti dei docenti coinvolti nell’inchiesta “Università bandita”; 2) modificare il regolamento e dare finalmente attuazione al Piano Anti-corruzione Anac reso obbligatorio dal Ministero per tutti gli atenei; 3) promuovere l’istituzione di una figura terza in grado di poter garantire legalità e trasparenza, con potere di verifica e garanzia delle procedure concorsuali.
Con osservanza,
23 luglio 2019
Giambattista Scirè – Trasparenza e Merito. L’Università che vogliamo.”

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 da La Sicilia di oggi 24 luglio 2019

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