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Università Cosa Loro: Palermo, domani manifestazione in memoria di Norman Zarcone
Pubblicato il 12 Settembre 2019
COMUNICATO STAMPA
«MA FINCHÉ LI CERCO IO I LATITANTI SONO LORO»
(Fabrizio De André – “Il Bombarolo”)
MANIFESTAZIONE DEL MERITO IN MEMORIA DI NORMAN ZARCONE
FILOSOFO, MUSICISTA, GIORNALISTA
A NOVE ANNI DAL SACRIFICIO DI NORMAN LE ISTITUZIONI TACCIONO ANCORA
CLAUDIO ZARCONE: “APPLICATE IL 416 BIS”. E IN CAMPANIA CELEBRANO NORMAN
Palermo, 10 settembre 2019 – “Mio figlio è morto” nel 2010, ma muore anche oggi, muore ogni giorno perché lo Stato, questo Stato nel quale continuo a credere malgrado tutto e nel quale ha creduto anche Norman, troppo spesso divora i propri figli dopo averli demotivati, frustrati e mortificati. Troppi silenzi da parte delle istituzioni, troppa ipocrisia di Stato per un omicidio di Stato ogni giorno più evidente.
Sono stanco di rimanere intrappolato nelle logiche imbalsamate di una politica ignava, bugiarda, votata esclusivamente alle copertine. Organizzare la manifestazione annuale in memoria di Norman mi fiacca, mi deprime, mi costa, perché – oltre a ricordare le mani di mio figlio sul pianoforte che suonano l’intro di Firth of Fifth dei Genesis – devo fare i conti con i ricordi, i rimpianti, come quello che non potrò mai vedere mio figlio giocare, suonare con i suoi nipoti. Mi manca l’odore di Norman…
E poi: troppi cavilli inintelligibili, arzigogoli vari messi come vernice dello status quo, troppe promesse non mantenute, troppe parole sprecate a telecamere accese per far passerella.
Sono stanchissimo, sbatto contro l’ipocrisia di incantatori di serpenti. Troppi falsi amici nelle istituzioni, troppi finti e untuosi rivoluzionari mendicano la scena, troppi impostori della libertà di pensiero riconosco fra le vestali dell’ipocrisia istituzionale. Ricorreremo pertanto alla “violenza” della musica di Norman e della memoria (vedi programma). Abbiamo scelto come esergo le parole di De André perché finché avrò vita li cercherò, li stanerò dalla loro latitanza istituzionale, come ha fatto Norman col suo urlo atroce: “Ma finché li cerco io i latitanti sono loro”.
E poi: troppi cavilli inintelligibili, arzigogoli vari messi come vernice dello status quo, troppe promesse non mantenute, troppe parole sprecate a telecamere accese per far passerella.
Sono stanchissimo, sbatto contro l’ipocrisia di incantatori di serpenti. Troppi falsi amici nelle istituzioni, troppi finti e untuosi rivoluzionari mendicano la scena, troppi impostori della libertà di pensiero riconosco fra le vestali dell’ipocrisia istituzionale. Ricorreremo pertanto alla “violenza” della musica di Norman e della memoria (vedi programma). Abbiamo scelto come esergo le parole di De André perché finché avrò vita li cercherò, li stanerò dalla loro latitanza istituzionale, come ha fatto Norman col suo urlo atroce: “Ma finché li cerco io i latitanti sono loro”.
Non ho mai manifestato nessun intento strappalacrime – le lacrime, le emozioni, non sempre sono portatrici di verità – piuttosto ho agito su un registro narrativo che invita alla riflessione sul gesto di discontinuità osato con il linguaggio più atroce e lancinante da Norman: in questo caso sì che potrà definirsi un “linguaggio del corpo” in piena regola.
Il corpo di Norman che per dire, osare, parlare, denunciare, gridare con insolenza (insolenza ha come storia semantica, insolito), dopo aver parlato, ha taciuto per sempre.
Ma se il suo corpo oggi tace, il messaggio espresso con struggimento è invece rimasto ad ammonirci sulle mafioserie di un sistema che purtroppo gode ancora di troppe coperture politiche, istituzionali; esso stesso espressione di un modo di pensare servile, mafioso e dalle traboccanti compiacenze nei suoi confronti da parte del controllore. Dimodoché, in questo rimando di responsabilità che vanno dal controllato al controllore, si cade nell’effetto matrioska.
Il gioco delle responsabilità diviene allora, il gioco delle complicità e dell’omesso controllo nell’incastro che va dal pezzo più grande a quello più piccolo. Chiedo con convinzione e veemenza che i casi di baronaggio vengano giudicati con l’articolo 416 bis del codice penale: “L’associazione è di tipo mafioso quando coloro che ne fanno parte si avvalgono della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva…”. Vi invito a leggere la dichiarazione dell’attuale Rettore, una dichiarazione che offende la memoria di Norman, che rende il senso della loro ‘latitanza’ da stanare: “Nel mondo universitario la cooptazione esiste e non può essere considerata necessariamente un male. Mi sembra normale che lo studente che all’interno di quella scuola si è impegnato duramente cerchi il riconoscimento del suo lavoro, un piccolo vantaggio, naturalmente nel pieno rispetto delle leggi” (4 aprile 2018).
I concetti di piccolo vantaggio e di rispetto delle leggi sono uno schifosissimo ossimoro, la prova provata che i baroni universitari sono dei ‘demotivatori istituzionali’ in quella terra di nessuno che è diventata l’università italiana. E fin qui la storia non mi ha mai, purtroppo, smentito (gli ultimi casi di Catania vi dicono niente?). Allora io scrivo. Scriverò col sangue agli occhi. Altri continueranno forse a farlo. Loro – i mestatori istituzionali – sono forti, potenti, si sentono imbattibili, forse lo sono per complicità di sistema. Ma io scriverò e griderò ancora “mafiosi!”, di più non potrei fare. Poi, se altri grideranno, faremo traballare – almeno questo – le certezze, le impunità e la ‘latitanza’ di chi si sente inattaccabile. E non casualmente dall’Italia intera fioccano premi e borse di studio in memoria di Norman, come quella che prenderà il via in Campania nel giorno della morte di mio figlio (vedi comunicato stampa degli organizzatori in coda).
Claudio Zarcone
PROGRAMMA:
Ore 10,00 – Rotonda Norman Zarcone (Brancaccio) – Cerimonia in memoria di Norman con la presenza del Sindaco e delle Autorità.
Ore 20,00 – Piazza Bellini: non stop di musica e cultura fino alle 24,00.
– Marco Canzoneri, dramaturg
– Proiezione corto “Come un aquilone”
– Proiezione corto “Un cielo senza stelle”
– Reading poesie scelte
– Giovanna Di Marco reciterà passi scelti di Leonardo Sciascia
– Gli Agnello
– Afasia rock band
– Enrico Scardina cantautore
– Norman Zarcone Rock Orchestra: sempre con Norman, per il libero pensiero
Special guest: Ernesto Maria Ponte
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c.s. – Una borsa di studio dedicata a Norman Zarcone
per gli studenti dell’I.I.S. Galilei-Vetrone di Guardia Sanframondi
Nell’ambito delle molteplici attività culturali promosse dalla Casa di Bacco vi è anche la decisione di istituire una borsa di studio per gli studenti iscritti all’ Istituto Tecnico Agrario indirizzo Viticoltura ed Enologia di Guardia Sanframondi.
Per la cerimonia di consegna della suddetta borsa di studio si è deciso di celebrare la prima edizione della “Giornata del Merito” a Guardia Sanframondi in memoria di Norman Zarcone (filosofo, giornalista, musicista) e del suo sacrificio per l’affermazione del merito come criterio di scelta e valutazione dentro e fuori il mondo dell’università.
L’appuntamento è fissato per il giorno 13 settembre p.v. alle ore 11.00 nella suggestiva location della Casa di Bacco in piazza Castello a Guardia Sanframondi alla presenza della Dirigente Scolastica Mariangela Pelosi e del giornalista Luciano Lombardi in qualità di ospite d’eccezione.
L’incontro sarà caratterizzato dalla proiezione del film su Norman Zarcone “Un cielo senza stelle”.
“Questa borsa di studio del valore di euro 500 (cinquecento) – dichiara Fiorenza Ceniccola, amministratrice della Casa di Bacco– vuol essere un piccolo ma, concreto, segno di aiuto al percorso di studio di ragazzi che hanno lavorato con costanza, sacrificio e dedizione per il raggiungimento dei loro obiettivi. I talenti sono un dono per l’umanità e non vanno persi né mortificati, ma il rischio è quanto mai attuale in assenza di un adeguato sistema di meritocrazia, che attiri i giovani più dotati fermando l’emorragia di cervelli in fuga”.
La Casa di Bacco.
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