Catania

Vannacci a piazza Federico II di Svevia

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di Marco Iacona

Quest’intervento è di solidarietà a Enrico Trantino che, diciamola tutta, per risolvere il “problema” del disordine catanese, in particolare quello del dionisismo federiciano, non sa che pesci pigliare. Tutta la mia comprensione. In passato dissi il male possibile di piazza Federico II di Svevia e sarei pronto a rifarlo nonostante la lontananza (la Bonaccorti scriveva: “che fa dimenticare chi non s’ama”, e Modugno cantava quei versi da Dio). L’arte non basta e non basterà, caro sindaco anche se la immagino tifoso, come tutti quelli della nostra “area”, di quell’impegno futurista che faceva della forma artistica molto più di quello che la stessa forma era stata fino a quel momento. E uso “forma” in senso platonico. Non si può parlare di bellezza dove di bellezza non ce n’è, non si può parlare di rivoluzioni o di semplici “riforme” dove l’organismo sociale è a dir poco insano. Dunque bisognerà risolversi di pensare ad altro. Perfino al film di Nanni Moretti sul papa, a quel finale in cui il nuovo pontefice si arrende e abbandona la scena, ovvero alla richiesta di aiuto alle alte sfere, dal Ministro dell’Interno a qualsiasi altro esponente del Suo partito che è il primo in Italia e che esprime la seconda carica dello Stato (perdoni l’eccedere in “numerismo”). Bin Laden è morto, Mussolini pure e… Putin, no, lui non è il caso.

Certo se non ci fosse quel bestione di pietra al centro sarebbe tutto più facile: due bombette e via! Ma per carità, chi glielo dirà poi Sgarbi e a Sangiuliano? Delle ronde non so bene cosa pensare… mettere cittadini contro cittadini non mi sembra il caso, ammesso e non concesso che qualcosa si risolva. Quando abitavo da quelle parti avevo scelto di fare come suggeriva Leonardo Sciascia ai lettori di libri gialli. Lasciarmi guidare dagli enti e mettere l’Io da parte, insomma non meravigliarmi né protestare se da un giorno all’altro la fontanella con lo “sghiccio” non si trovava più, se il marciapiede prima del fossato vomitata auto in sosta. Se i pittbull attentavano alla mia incolumità (mi è sempre andata bene, però) se i turisti stranieri urlavano «mafioso!» (non invento nulla) ai ragazzini in motorino che impennavano tra la folla dei visitatori. Loro normalmente conoscono tre parole: pizza, ciao e mafioso.

Catania la si subisce, forse Le apparirà un pensiero troppo verghiano, ma è così. Troppe questioni, che lei umano troppo umano non potrà risolvere e i cittadini poi (mi consenta) non li ha votati nessuno e non credo che capiscano le Sue velleità da statista “etico” pro-Gentile. Il castelvetranese diceva che l’individuo doveva sentire in sé la collettività ma mi sa che questa cosa, a Catania, Brigantony a parte non funziona ancora…

Ci resta tuttavia la carta vincente del generale Vannacci. Allora: o gli facciamo scrivere un libro dopo quelle menate che si sono scritte negli ultimi novant’anni, dopo “Gli anni perduti” di Brancati (salverei giusto i miei, di libri) o magari suggeriamo di farlo trasferire a piazza Federico II di Svevia, magari gli facciamo aprire un chioschetto sotto la stella a cinque punte.

La scena me l’immagino così: un ragazzino occupa i posti auto coi carrellati dei rifiuti e il generale interviene: «Au pezzu di puppu!», dopodiché “esce” (al nord si dice: “tira fuori”) la pistola e spara e “a cu n-cagghia n-cagghia”. Seguiranno speciali televisivi e mezza Italia (anzi: mezzo mondo) piomberà lì per riferire e osservare, come quando morì Karol Wojtyla al Vaticano; io c’ero e la postazione giornalistica era qualcosa di spaventoso. A sto punto, è legge del mercato, i prezzi dei posti macchina schizzeranno alle stelle, che ne so: 50 euro per due ore e il seltz limone e sale costerà minimo 80 euro (100 in vetro). Un mese così e la piazza sarà ricchissima, più di via Montenapoleone. Poi in molti se ne andranno e dato che anche il generale avrà concluso la sua missione, la zona potrà essere ripopolata da extracomunitari. Ovviamente, alle prossime elezioni anche quelli di sinistra la voteranno.

Ecco la mia soluzione dunque. In Italia di risorse non ne mancano, il tutto sta nel saperle utilizzare…

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Iene Sicule

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