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Veleni laboratorio Farmacia: 22 parti civili. Ma manca l’Università !
Pubblicato il 21 Settembre 2011
Ventidue parti civili ammesse, parenti di vittime e ammalati, ma anche un sindacato la Cgil, un’associazione di tutela dei consumatori, il Codacons e un soggetto associativo di società civile “Cittadinanzattiva”: questa le decisione comunicata stamattina, in udienza, dal gup Alessandro Ricciardolo per il procedimento, per disastro ambientale, riguardante i veleni del laboratorio di farmacia, a catania.
Una vicenda terribile, definita la “strage silenziosa” , per i morti e le malattie contratte da chi ha frequentato quella struttura “avvelenata”. Il gup deve adesso decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura della Repubblica di Catania, per tredici persone (dodici dopo il decesso dell’ex Rettore Ferdinando Latteri). Prossima udienza il 29 settembre.
Cgil, Codacons, “Cittadinanzattiva” e Lucilla Insirello (nella qualità di erede di Lucia Insirello) sono state ammesse ma non per quattro imputati. In questo caso i reati ipotizzati dall’Accusa sono quelli di falso e turbativa d’asta per una gara d’appalto.
Non si è costituita parte civile –almeno per adesso- l’Università di Catania: per il momento solo un annuncio di una futura costituzione. Staremo a vedere.
Il quadro generale è inquietante: a seguito di 8 decessi e 26 casi di tumore verificatisi tra persone che a vario titolo sono entrate in contatto con la facoltà di Farmacia dell’Università di Catania tra il 2000 e il 2007 la Procura della Repubblica di Catania ha aperto un’importante inchiesta per verificare le responsabilità penali di chi aveva l’obbligo di verificare la correttezza delle procedure per lo sversamento dei reflui delle attività di laboratorio svolte all’interno del complesso universitario della facoltà di Farmacia.
In particolare, la Procura ha ravvisato gli estremi per le imputazioni a carico di 12 soggetti tra dirigenti, tecnici e amministrativi dell’Università scaturenti dalla contestata mancata osservanza delle norme di tutela dell’ambiente.
Esiste anche in Procura un fascicolo che ipotizza i reati di omicidio e lesioni colpose, ancora nelle fasi delle indagini preliminari. Questa seconda inchiesta, che ipotizza i reati di omicidio colposo e lesioni colpose, è stata aperta dopo la denuncia del padre di Emanuele Patanè, un ricercatore morto di tumore che dopo l’avvio dell’indagine ha reso pubblico il testamento del figlio contenuto del computer portatile del giovane.
Soddisfazione è stata espressa dal Codacons con una comunicato:
“oggi il Codacons (coordinamento associazioni ambientaliste e dei consumatori) rappresentato da Francesco Tanasi segretario nazionale e difeso dai legali Floriana Pisani e Giovanni Petrone è stato ammesso parte civile al processo “farmacia”, nell’ ordinanza di ammissione del Codacons il giudice Alessandro Ricciardolo ha scritto:
orbene alla luce dei criteri su descritti il Codacons risulta possedere i requisiti richiesti per la costituzione di parte civile.
Infatti – con decreto del Ministro dell’Ambiente (così allora denominato) n.259 del 17.10.1995 – è stata inserita tra le Associazioni di protezione ambientale di cui all’art. 13 della l. 349/1986 (“istituzione del Ministero dell’Ambiente e norme in materia di danno ambientale”) e – con decreto del medesimo Ministro del 04.03.2010 – è stata chiamata a comporre il Consiglio Nazionale per l’Ambiente, organo consultivo del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.
In base allo statuto associativo (art. 1, nn. 3 e 4 ), il Codacons ha, tra i propri compiti associativi, evidentemente perseguiti anche attraverso la collaborazione con il competente ramo dell’Amministrazione, quello di tutelare, se necessario innanzi all’_Autorità Giudiziaria, l’ambiente e la salute dei cittadini e segnatamente degli utenti, categoria, quest’ultima, nella quale possono certamente essere ricompresi i soggetti (in primo luogo di studenti), che frequentavano l’edificio universitario descritto nelle imputazioni.
L’associazione, peraltro (ciò non è stato contestato da alcuno) ha svolto e svolge le proprie attività di informazione e di tutela continuativamente sul territorio siciliano.
Le menzionate finalità indicate nello statuto, assurgono quindi a vera e propria condizione di esistenza del vincolo associativo, sicchè dalla ipotizzata lesione all’ambiente, come contestata dal Pubblico Ministero, potrebbe (in astratto) essere derivato un danno diretto all’associazione, nei termini anzidetti..”.
Leggi e/o scarica l’ordinanza del Giudice Udienza Preliminare
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