Vertenza Windjet, l’opinione. Alberto Sozzi, formatore e sociologo: “la vicenda si inserisce nella ormai acclarata incapacità …”

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Faccia a faccia con uno studioso di problemi sociali, già dirigente di un’associazione datoriale (nella foto). Il giorno della protesta dei dipendenti sotto il Comune, a ridosso del ferragosto, lo abbiamo visto interessarsi, con passione, alla vicenda. Adesso dice la sua sul caso del momento in Sicilia e nel trasporto aereo italiano. “Occorre intervenire prima che una risata ci seppellisca tutti…”

di iena con le ali

Dott. Sozzi, quali riflessioni le suscita la vicenda di Windjet?“Non ho mai pensato e creduto a chi affermava che la Windjet fosse una compagnia di bandiera siciliana, ho sempre pensato e affermato che la Sicilia debba mantenere la sua specialità di isola, ma in un contesto europeo e in mercato europeo libero. Affermo questo perché la Sicilia si sta ulteriormente allontanando dalla piattaforma continentale europea. Non è facilmente raggiungibile per i siciliani, per i turisti, non è facilmente raggiungibile e collegabile per le nostre produzioni agricole, per le nostre produzioni industriose, per i nostri cervelli. La ‘questione’ Windjet non è il problema di Pulvirenti, il problema dei 600, 800 o mille lavoratori. Non facciamo questo errore”.E invece come stanno le cose?“La vicenda Windjet si inserisce nella ormai acclarata incapacità della classe dirigente di questo territorio a comprendere gli interessi collettivi e i problemi di questo territorio, l’incapacità di mettersi al servizio dello sviluppo e della crescita del territorio, l’incapacità di guadagnare per capacità e merito non per furbizia e ‘amicizia’ “.Cosa è accaduto, allora?“Ci siamo trovati di fronte non ad un scontro, trattativa e contratto di e tra due società private, ma ora ci troviamo di fronte ad uno snodo per la vita della nostra regione e per la vita di centinaia di famiglie e giovani siciliani. Far implodere la Windjet, così come appare, nonostante le promesse e le sceneggiate ultime, significa da un verso acclarare definitivamente che la nostra isola deve essere tagliata fuori oltre che dal trasporto su ferrovia, dal trasporto gommato, dalle vie del mare e anche, per ultimo, da quella dell’aria”.Quali implicazioni ulteriori lei vede?“La chiusura di Windjet significa dare l’ ‘estrema unzione’ allo scalo aeroporto di Comiso e allo sviluppo dell’aeroporto di Catania e di quello di Palermo. Infatti, in particolare, per Comiso la Sac ha un ruolo strategico nello scalo ragusano: ora la società di gestione di Fontanarossa rischia di avere forti ripercussioni economiche dalla crisi Windjet. Ecco un collegamento che pochi o nessuno vedono. Inoltre, la normalizzazione del trasporto aereo senza Windjet significa ridisegnare la mappa degli aeroporti italiani. La comparsata nell’ incontro con il governo non solo non è servita e non servirà a difendere un solo posto di lavoro -la cassa integrazione non è difesa del posto di lavoro-, ma conferma ancora una volta il senso di irresponsabilità non solo di WindJet e Alitalia in primis, ma anche di coloro che dovrebbero per mandato ricevuto, per soldi che guadagnano per svolgere ruoli e assumersi responsabilità, affrontare la vicenda considerando tutti i veri collegamenti alla realtà siciliana”.

Ma chi dovrebbe affrontare la questione?“Mi permetto di elencare quelli che a mio giudizio dovrebbero intestarsi il problema: le Camere di Commercio della Sicilia orientale che è bene ricordare sono gestite dalla associazioni datoriali e che nominano presidenti, cda e quote sociali, i nostri imprenditori di punta, che investino sulla Sicilia e non sulla grande distribuzione e sull’edilizia speculativa, i quotidiani e le tv locali, i nostri -scusate ma il termine mi viene molto pesante- senatori, deputati ed importanti dirigenti politici e il mondo del lavoro. La posta in gioco è più grande della chiusura di una compagnia aerea, del licenziamento di tanti bravi e professionali giovani e donne, occorre che si intervenga prima che una risata ci seppellisca tutti. La risata di chi non riesce a capire come questa terra, questi uomini e donne siciliane non sappiano utilizzare e usare la propria magnifica terra. Avere una Sicilia operosa, attraente, onesta, preparata e viva serve a noi siciliani ma serve anche ad un Paese che vuole uscire dalla crisi”.

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Redazione Iene Siciliane

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