Una storia tutta catanese: è quella degli “sventurati” (nella vulgata conformista “sfortunati” causa “destino cinico e baro”), in totale 39 persone per più gruppi familiari, che dal 20 gennaio scorso sono al centro non solo dei problemi legati al cedimento avvenuto in un’ antica palazzina, fra le vie Castromarino e del Plebiscito. Ufficialmente, per un “cedimento fondale”. Da allora, malgrado i primi provvedimenti del comune per dare un posto dove stare, la vita per queste persone della “Catania popolare” (la chiamano così, in una città semplicemente divisa in classi, o meglio in barriere culturali, politiche e…giuridiche) è diventata piuttosto difficile. Più del solito, anche in quelle zone.
Da settimane, infatti, non sembra identificabile la causa del cedimento: è vero, è in corso un’inchiesta (senza indagati) della Procura della Repubblica, l’autorità giudiziaria ha conferito un incarico di consulenza all’ing. Canetta di Milano, ma ancora di dati certi, in attesa della relazione del professionista (non un accertamento tecnico ripetibile, che è verificabile dalle parti in contraddittorio) sulle cause non ce ne sono. Invece, pare, invece, essere partita, magari in modo sotterraneo, una “partita” per…scaricare le responsabilità. E magari farle pagare alle famiglie (ovvero ai deboli)? Il sindaco Pogliese, non a caso, ha rilevato che è difficile risalire alle “cause dirette delle gravi lesioni”. E dire che nel sottosuolo, proprio in quella zona, operava la cosiddetta “talpa” in un cantiere della metropolitana.
E da settimane è un susseguirsi di ipotesi sull’ipotesi -che non appare proprio peregrina- di un legame causale fra lo scavo e il crollo. Davvero poco credibile? Chissà. E dire che le strutture interessati, risalenti alla seconda metà dell’ ‘800!(sic!) hanno resistito a terremoti, guerre mondiali e altre “sventure”. Chissà come mai. Misteri?
Ma, intanto, l’amministrazione si è portata avanti col lavoro, pardon ha operato con un’ordinanza: in soldoni, cosa prevede? Che la messa in sicurezza degli immobili interessati (che sono di fatto dislocati in una zona con riferimenti a via Castromarino, via Plebiscito e via Fiorentino). A proposito: per impugnare l’ordinanza c’è sempre la “giustizia amministrativa”. Tutto in base alla legalità. Tutto a spese dei più deboli. Una coincidenza. Infatti, informiamo chi lo sapesse che cominciare un’azione in sede amministrativa costa, e costa molto, dal contributo unificato al compenso per l’avvocato. Ma chi lo ricorda?
Ma la Procura della Repubblica indaga: come si dice in questi casi, c’è fiducia nella magistratura. Come non averla in questa storia che sembra proprio rimbalzare dalle pagine di un romanzo di Victor Hugo. A presto, ne riparleremo.
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