di iena antimafia
“Per me la notizia vera è un’altra, c’è una rivelazione di atti d’ufficio, c’è una fuga di notizie, o è arrivata dal Dap o dall’Istituto penitenziario. Vorrei capire chi ha fornito la trascrizione dei nostri colloqui al giornalista e con quale obiettivo. Mi pare abbastanza chiaro che forse l’obiettivo, oltre a quello di mettere in pericolo le nostre vite, è quello di far riflettere Bernando Provenzano a non prendere neppure in considerazione la possibilità di una collaborazione con lo Stato. Per me, il messaggio che è passato quest’oggi è devastante, qualcuno in questo paese non vuole la verità”. Con queste parole Sonia Alfano, europarlamentare di Italia dei Valori, ha replicato all’articolo pubblicato stamani dal Corriere della Sera nel quale si parla di una sua visita, in compagnia del senatore del Pd, Beppe Lumia, ad alcuni boss detenuti in regime di 41bis tra cui Bernardo Provenzano.
E’ emerso che i due parlamentari avrebbero informato il boss Provenzano sulle garanzie che lo Stato offre a chi si pente e collabora, ma quest’ultimo avrebbe espresso timori per l’incolumità dei propri figli. Oltretutto -ha scritto il Corriere della Sera- qualche giorno dopo Provenzano avrebbe ricevuto la visita dei magistrati del pool antimafia che avrebbero cercato di comprendere le possibilità reali di pentimento del capo dei capi, ma quest’ultimo avrebbe detto un “non voglio fare del male a nessuno”, come dire non parlo e non accuso nessuno.
In ogni caso è scoppiata una polemica sull’attività posta in essere dai parlamentari Sonia Alfano e Bebbe Lumia, in tanti ritengono che siano andati a scalfire le competenze di altre istituzioni statali, arrogandosi un compito che spetterebbe solo ai magistrati. Qualcuno ha anche accusato Lumia di porre in essere un’attività antimafia poco coerente se si considera che Lumia ha sostenuto il governo regionale nel quale figuravano personaggi indagati per concorso esterno all’associazione mafiosa (clicca qui e leggi l’articolo di www.linksicilia.it, “La Pupiata/Pellegrinaggio di Beppe Lumia e Sonia Alfano nella cella di Provenzano) .
L’indignazione dei pidiellini. Le critiche sono arrivate soprattutto dagli esponenti Popolo della Libertà. Per Gaetano Quagliariello, “non dovrebbe esserci bisogno di ricordare al senatore Giuseppe Lumia e all’onorevole Sonia Alfano che la legge riserva a pochi e determinati soggetti, ovviamente appartenenti all’autorità giudiziaria e alla polizia giudiziaria, questa facoltà. Ciò che è accaduto è di una tale gravità che diviene un mero dettaglio il fatto che fra i destinatari dell’interessamento vi siano esponenti della criminalità organizzata già chiamati in causa in operazioni politico-giudiziarie intentate ai danni di avversari politici dei due parlamentari del Pd e dell’Idv”.
La replica di Giuseppe Lumia e Sonia Alfano non si è fatta attendere. “Abbiamo fatto quello che tutti i politici dovrebbero fare. Comprendiamo che questa linea risulta indigesta ai compagni di partito di Dell’Utri o a chi, indispettito per il coinvolgimento di certi intoccabili nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia della procura di Palermo, si è adoperato per la fuga di notizie di oggi”.
In ogni caso, le polemiche si sono spostate anche a livello istituzionale con l’intervento del ministro della Giustizia, Paola Severino, che in merito alle visite dei parlamentari Beppe Lumia e Sonia Alfano a detenuti in regime di 41bis: “In riferimento alle visite di due parlamentari presso istituti penitenziari in cui sono reclusi detenuti in regime di 41 bis – si legge in una nota del ministero – il ministro della Giustizia Paola Severino già da giorni ha verificato che le relazioni di servizio nelle quali si segnalavano le peculiarità dei colloqui fossero state trasmesse all’autorità giudiziaria competente, ricevendone conferma. Peraltro, sempre dallo scorso 3 agosto – prosegue il comunicato – il Guardasigilli ha dato disposizione all’Ufficio di gabinetto del ministero affinché, attraverso il capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, i direttori degli istituti fossero sensibilizzati a una puntuale osservanza delle disposizioni previste dall’articolo 67 dell’ordinamento penitenziario che regola le visite dei parlamentari negli istituti penitenziari, sollecitando l’intervento diretto o l’interruzione della conversazione qualora essa travalichi i limiti della visita e si trasformi in colloquio su procedimenti in corso”.
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