Sentenza storica della Suprema Corte, per una vicenda tutta italiana. Di “clandestino” resta solo il Parlamento che non fa uscire l’Italia dal medioevo informativo. Ma chi lo farà mai in un paese senza liberali?
Di Iena Liberale, Marco BenantiCarlo Ruta (nella foto) è stato assolto con formula piena, perché il fatto non sussiste. L’informazione sul web è salva. La sentenza di Cassazione del 10 maggio 2012 da questo momento istituisce l’alveo in cui dovranno muoversi i legislatori della Repubblica. La sentenza di assoluzione con formula piena allo storico e saggista Carlo Ruta, emanata dalla III Corte di Cassazione, presieduta dal giudice Saverio Felice Mannino, sancisce in modo chiaro e inequivocabile che l’informazione in rete non può essere considerata “clandestina” né un reato (per il solo fatto di esserci, a prescindere da qualsiasi contenuto).
Il Supremo Collegio emette cosi una sentenza molto attesa e pone cosi fine a cinque anni di dispute dottrinarie e !infuocati” dibattiti sulla natura dei blog giornalisitici e sulla loro clandestitinità in caso di non registrazione presso l’apposito registro delle testate editoriali del Tribunale, assolvendo lo storico e giornalista siciliano Carlo Ruta accusato di diffamazione a mezzo stampa e stampa clandestina. Dunque i blog (anche giornalistici) non rientrano nei prodotti editoriali della legge sull’editoria, non devono essere registrati e non sono stampa clandestina. Ruta, giornalista e blogger, era stato condannato per “stampa clandestina”, previsto dalla legge 47/1948 sulla stampa. Una vicenda che aveva suscitato clamore e iniziative di solidarietà e politiche.
Il testo di questa sentenza, che nasce da un procedimento penale unico nel suo genere in tutto l’Occidente, è un patrimonio prezioso per il Paese ed è importante che ispiri una legge in grado di tutelare con pienezza la libertà di informazione e di ricerca attraverso lo strumento del web. La dichiarazione di Carlo Ruta: “questa sentenza di Cassazione è degna della tradizione del nostro Paese, che ha dietro di sé una cultura giuridica di prim’ordine. Mi preme di ringraziare per prima cosa tutti coloro che hanno sostenuto fino all’esito conclusivo questa campagna di libertà. A loro il web deve davvero tanto. Sono passati oltre sette anni, e questa sentenza, determinante per il destino della comunicazione in rete, ripaga i sacrifici fatti e l’impegno di tutti. D’ora in poi possiamo dirci davvero più liberi”.
Dopo la lettura della sentenza, avvenuta in tarda serata, l’avvocato Giuseppe Arnone, che ha difeso Carlo Ruta e i diritti dell’informazione sul web con un’arringa complessa e argomentata, ha rilasciato la seguente dichiarazione: “oggi la Corte di Cassazione, accogliendo le mie argomentazioni, ha scritto una pagina storica in ordine ai valori della libertà di pensiero e d’informazione, anche in relazione ai nuovi strumenti di trasmissione del pensiero. Ancora una volta la massima Corte si è dimostrata ben più avanzata e liberale dei giudici di merito. Giustizia quindi è stata fatta nel modo più alto”.
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